Sono 7 i candidati alla presidenza della Regione Marche, ma la sfida sembra potersi ridurre ai due designati dai principali schieramenti: Maurizio Mangialardi, sindaco uscente di Senigallia e presidente dell'Anci regionale, leader di un centrosinistra che da cinquant'anni governa a Palazzo Raffaello, e l'onorevole Francesco Acquaroli, rappresentante di FdI, sostenuto da un centrodestra che ha trovato in extremis un accordo sulle candidature.
Gli altri candidati sono Gian Mario Mercorelli, consigliere comunale a Tolentino e candidato del M55s, che con una decisione sofferta (con conseguente spaccatura e fuoriuscita dei dissidenti) ha scelto di correre in solitaria; Roberto Mancini, docente dell'università di Macerata e leader di 'Dipende da noi', movimento nato appena 6 mesi ma per essere una delle alternative al Pd regionale; Fabio Pasquinelli, avvocato osimano e segretario regionale del Pci, con una lunga carriera politica alle spalle; Sabrina Banzato, voce marchigiana del movimento "Vox Italia", ispirato dall'ideologo Diego Fusaro. L'ultima candidatura in ordine di tempo è quella di Mario Canino, anche lui docente universitario e sostenuto da "Ecologisti Confederati".
A poco più di un mese dal voto, i sondaggi danno un vantaggio piuttosto largo (da 4 a 8 punti percentuali) al candidato del centrodestra Acquaroli, che giò 5 anni fa si presentò: allora fu sconfitto nettamente da Luca Ceriscioli, il presidente uscente che però il Pd, in accordo con gli alleati, ha deciso di non confermare per un altro mandato: un segno di cambiamento dicono in coro dal centrosinistra, una evidente bocciatura rispetto alle politiche della giunta, ribattono in coro le opposizioni. Nel frattempo, le altre 5 candidature rischiano di limare ulteriormente il bacino di voti della sinistra, dando ulteriore forza alle attuali forze di opposizione.
La campagna elettorale entrerà nel vivo solo alla fine del mese di agosto, ma che l'esito del voto nelle Marche sia importante anche per il governo nazionale lo confermano le presenze costanti di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani; mentre, tra i leader nazionali del centrosinistra, finora si sono visti solo Matteo Renzi e Teresa Bellanova, di Italia Viva, l'ultimo partito in ordine di tempo a dare il nulla osta a Mangialardi.