AGI - Ottenuto il (prevedibile) via libera sulla piattaforma Rousseau con poco meno di 40 mila voti favorevoli (l'80%), alla vigilia di Ferragosto Virginia Raggi ufficializza la sua ricandidatura per il Campidoglio in vista delle elezioni del prossimo anno. Ma il Pd con il suo segretario nazionale Nicola Zingaretti annuncia che non l'appoggerà.
"Mi ricandido. Ora avanti a testa alta. La rivoluzione non si ferma", le prime parole del sindaco su Facebook. Ma più che un programma a lungo termine per la città è un riepilogo degli hashtag più utilizzati dalla sua comunicazione. Il messaggio più politico arriva poco dopo: "Guardiamo alle nostre periferie, agli ultimi, ai più deboli, a coloro che in passato non hanno mai avuto voce".
Il progetto di una lista civica
E ancora: "Puntiamo tutto sul lavoro perché significa dignità". Concetti ed un lessico che guardano a sinistra. Perché è proprio nel tentativo di sottrarre voti al Pd, alleato di governo, che si giocano le chance della Raggi di arrivare o meno al ballottaggio. Per questo il sindaco da settembre potrebbe lavorare anche ad una sua lista civica per intercettare voti in periferia e tra la società civile. Al secondo turno, poi, si potrebbe aprire un altro scenario, legato all'intesa di governo 5 Stelle-Dem.
Il segretario Pd, nel giorno in cui i 5 Stelle hanno sdoganato la possibilità di alleanze con altri soggetti politici, per replicare la maggioranza di governo anche sui territori, ha ribadito: "Noi non sosterremo mai la ricandidatura della sindaca Raggi perché credo che sono stati 5 anni drammatici per Roma".
Porta chiusa dunque all'alleanza giallorossa al primo turno con la Raggi candidata. Per arrivare al secondo turno però il Pd ha bisogno di un candidato, che ora non ha, tra nomi di alto profilo che si sono sfilati (Enrico Letta e David Sassoli) ed una ridda di autocandidature sul territorio, magari con il viatico delle primarie, che non sembrano in grado di drenare i consensi pentastellati al ballottaggio.
Per il nome degli sfidanti della Raggi, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, bisognerà attendere l'autunno, dopo il voto per le Regionali ed il referendum del 20 settembre. Intanto la Raggi deve fare i conti anche con le voci contrarie alla sua ricandidatura all'interno della stessa maggioranza pentastellata.
Dopo la netta presa di posizione di Enrico Stefano, consigliere capitolino 5 Stelle di peso, in Aula dal 2013, oggi dalle colonne del Corriere della Sera è arrivata anche la perplessità del vice sindaco Luca Bergamo: "Così fa un favore alla destra". Un'uscita che, a quanto filtra, avrebbe irritato il sindaco, tanto che starebbe meditando addirittura se ritirargli le deleghe.
Potrebbe correre da solo, invece, il presidente dell'Assemblea Capitolina, Marcello De Vito, magari con un soggetto chiamato Crea Movimento. La sua ricandidatura tra i 5 Stelle infatti appare difficile dato il processo con l'accusa di corruzione che lo vede imputato in relazione al progetto dello stadio dell'As Roma.