AGI - Nel day after dell’accordo raggiunto a Bruxelles sul Recovery Fund, il centrodestra si risveglia con tre posizioni distinte, per le quali occorrerà trovare una sintesi, in vista dell’annunciato incontro col presidente Giuseppe Conte, al quale Lega, FdI e FI hanno già fatto sapere di voler andare uniti. Una sintesi che, stando alle prime dichiarazioni dei leader dell’opposizione, non appare per il momento semplicissima.
Salvini parla di fregatura per l'Italia
In una conferenza stampa tenutasi in mattinata a Montecitorio, Matteo Salvini ha optato decisamente per la linea dell’attacco frontale al compromesso siglato al Consiglio Ue, definito senza mezzi termini “una fregatura che si vede grossa come una casa in fondo al tunnel di questa 'brillante' operazione. Non c'è nessun regalo – ha aggiunto Salvini - è una resa senza condizioni alle scelte della Commissione. Stiamo parlando di soldi sulla carta prestati che arriveranno se va bene tra un anno, solo se l'Italia farà le riforme sulle pensioni, giustizia etc. richieste dall'Europa. Se il Mes era una fregatura – ha concluso Salvini - questa è una Superfregatura”.
Tajani invece è soddisfatto
Una posizione, allo stato, difficilmente conciliabile con quella di Forza Italia, il cui vicepresidente Antonio Tajani si è detto “soddisfatto del fatto che l'Europa si sia dimostrata più solidale rispetto al 2008. C'è stata la resistenza di alcuni paesi e questo deve farci riflettere sul futuro. L'Italia – ha aggiunto - ora dovrà essere in grado di avere i soldi che sono a disposizione, l'Italia deve dare il meglio di sé per presentare delle riforme valide”.
Tajani, inoltre, non ha mancato di ribadire la posizione del suo partito sul Mes, che resta la causa di maggiore attrito tra FI e gli alleati: “Rimane il problema del Mes – ha detto Tajani - io credo che si debbano utilizzare quei soldi”.
Per Meloni, Conte è uscito in piedi
Nel mezzo, la leader di FdI Giorgia Meloni, che è stata più cauta del collega sovranista Salvini, distinguendo tra le intenzioni e risultati ottenuti dal nostro governo: “Abbiamo tifato per l’Italia in ogni momento – ha affermato - con la coscienza a posto ora, a negoziato concluso, voglio dire che Conte è uscito in piedi ma poteva e doveva andare meglio. È stato sbagliato dare per acquisiti i 500 miliardi di sussidi proposti da Merkel e Macron e poi aprire a un taglio in cambio di zero condizionalità. È tornato a casa con meno sussidi e più condizionalità. Gli riconosciamo di essersi battuto per contrastare le pretese egoistiche dei Paesi nordici – ha concluso - ma il risultato finale purtroppo non è quello che speravamo”.
Le posizioni di Bonino e Calenda
A completare il quadro delle opposizioni, Emma Bonino per +Europa e Carlo Calenda. Per la prima “l'accordo e' una vittoria dell'Europa, un'istituzione svillaneggiata da molti ma quando arriva il momento dimostra di saper reagire. Ha vinto l'Europa, ma anche un metodo che non e' quello dei pugni sul tavolo all'ultimo minuto”, mentre per l’ex-ministro “i fondi veri sono 25 miliardi, però abbiamo 120 mld di prestiti. Questo sarà un fattore positivo ma saranno molto più condizionati, molto più del Mes e dovremo anche rispettare tutte le raccomandazioni che la Commissione europea ci farà. I troni trionfalistici del Governo e della stampa – ha concluso - sono da campagna elettorale".