La giornata più calda per il futuro della concessione della rete autostradale ad Aspi si consuma tra un consiglio di amministrazione della società in mattinata e un Consiglio dei ministri in tarda serata.
Quella a Palazzo Chigi doveva essere una informativa in Cdm in mattinata, in modo che "tutti i ministri potessero essere a conoscenza del dossier". Ma qualcosa è ancora da mettere a punto nella linea comune del governo, se è vero che è stato necessario uno slittamento di 11 ore.
Il rischio che il governo possa spaccarsi (sia in Cdm che in Parlamento) è dietro l'angolo anche se la decisione finale non arriverà oggi. Anche il ministro De Micheli dovrebbe portare in Cdm una relazione, prefigurando le due strade, una che prevede la revoca e l'altra no, indicando quali potrebbero essere le conseguenze delle decisioni da prendere.
Quali sono le posizioni nel governo?
Fonti parlamentari del Pd sottolineano che a questo punto deve essere il premier Conte ad indicare il percorso da seguire. "Noi non freniamo, né ostacoliamo. Chi vuole assumersi delle responsabilità lo faccia", osserva un 'big' dem. Italia viva è sulle barricate, i ministri renziani si schiereranno contro la revoca.
Per Rosato Conte "sta cedendo al populismo". "Il populismo urla slogan, la politica propone soluzioni", dice Renzi che attacca: "Sapete perché non hanno mai scritto il documento di revoca? Perché ci sono scritti sopra i miliardi che devono dare a Benetton. Questo giochino rischia di costare ai nostri figli 20/30 miliardi".
Il presidente del Consiglio intende in ogni caso chiudere al più presto il dossier e mantiene una linea dura: fuori i Benetton o c'è la revoca. Renzi e anche il Pd, secondo quanto sottolineano fonti parlamentari dem, puntano sull'ingresso di Cdp, convinti che le novità sull'azionariato possano ammorbidire la posizione del Movimento 5 stelle. La strada della 'nazionalizzazione' viene invocata insomma da più parti.
Quanto costerebbe la revoca ad Aspi
"Sono fiducioso che anche nel Pd questa posizione di buon senso avrà seguito", osserva il leader di Iv chiamando in causa il partito del Nazareno. Ma il punto è che Conte e il Movimento 5 stelle insistono su tenere fuori i Benetton dalla partita. Per gli analisti con la prospettiva della revoca Aspi rischia default da 19 miliardi. "Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l'unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l'intervento di Cdp. Operazione trasparente, società quotata, progetto industriale globale. Non ci sono alternative serie e credibili", taglia corto Renzi.
Mentre il segretario dem Zingaretti, premettendo che la lettera di Aspi "è deludente" non parla di revoca della concessione. Sottolinea "l'esigenza di un profondo cambio di indirizzo dell'Azienda basato su impegni rigorosi in materia di tariffe, sicurezza e investimenti, e su un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria che assicuri l'avvio di questa nuova fase".
Sta di fatto che il dossier Autostrade è sempre più caldo I margini per trattare sulla quota dei Benetton sono ormai esigui. La proposta formulata da Autostrade per l'Italia "è l'esito di un confronto di un anno e recepisce le richieste dei rappresentanti dell'esecutivo", replica la concessionaria autostradale del gruppo Atlantia.
Le mosse di Aspi
La convinzione dell'azienda è che la partita sia tutta politica, da qui l'auspicio vengano assunte sulla base di "aspetti di tipo giuridico, tecnico, sociale ed economico".
Autostrade gioca a carte scoperte pubblicando l'offerta inviata all'esecutivo. "Se si decidesse sulla revoca ci sarebbero pronte altre soluzioni", mette in chiaro il premier da Berlino. E sulle eventuali dispute conseguenziali alla revoca il presidente del Consiglio è netto: "In una logica corretta di rapporti in equilibrio tra concedente pubblico e concessionario privato se c'è stato un problema di cattiva manutenzione, di inadempimenti, la responsabilità va sul management, soggetto ad azioni di responsabilità, no sulla cittadinanza che deve subire il ricatto di eventuali incertezze che avrebbero decisioni pubbliche sul concessionario privato".
Ed ancora: no ad un dispendio di risorse pubbliche "agevolando gli interessi privati" e "se ci sono ponti e questi ponti crollano, dobbiamo saper sanzionare chi è responsabile di questo crollo". Si prospetta un braccio di ferro vero e proprio con il Movimento 5 stelle che spinge, forte della presa di posizione del premier, in un'unica direzione.
Al momento l'unico dato è che il fronte rosso-giallo rischia di dividersi. Per questo motivo il governatore della Regione Lazio chiede "una posizione unitaria" e "la soluzione migliore nell'interesse del Paese e dei cittadini". Il Pd dunque non alza i toni, anche se da Morassut ad Astorre c'è la richiesta di una soluzione che passi dal governo e non venga portata avanti sulla base di pregiudizi.
Le preoccupazioni dei cinesi e dei tedeschi
Intanto Angela Merkel si è detta "curiosa" di sapere come andrà a finire il Cdm: i fondi tedeschi che hanno investito in Aspi sono preoccupati e così il Silk road fund, il fondo governativo cinese che detiene una quota del capitale di Autostrade per l'Italia che ha convocato l'ambasciatore italiano a Pechino, Luca Ferrari, per chiedere spiegazioni in merito alle decisioni del governo italiano
Oggi credo che il cdm sia chiamato a prendere una decisione politica" ha detto il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Giancarlo Cancelleri, per il quale il commissariamento di Autostrade è "l'unico modo per avviare la revoca, per potere andare avanti: non si perde nessun posto lavoro, la società continua a lavorare poi si mette a bando la concessione".
Dal fronte dei familiari delle vittime del disastro del Ponte Morandi si fa sentire Egle Possetti, presidente del Comitato che le rappresenta. "Il tempo trascorso è veramente tanto. Noi da subito avevamo indicato, dal nostro punto di vista, come unica strada quella della revoca. Non ci sono altre strade, l'abbiamo sempre detto. A tutti noi parenti queste discussioni non hanno fatto bene".