AGI - Nel bene e nel male, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il partito che lo ha lanciato sulla scena politica (cioè il Movimento 5 Stelle) sono stati i protagonisti delle vicende politiche dell’ultima settimana. Il primo ha assunto una centralità – politica, ma soprattutto mediatica – pressoché quotidiana, con la convocazione degli “Stati generali dell’economia” a villa Pamphili. Il secondo ha vissuto forse il suo primo, vero scontro eclatante interno alla sua leadership, con il battibecco tra Beppe Grillo e Alessandro Di Battista, nonché con lo scioccante scoop (smentito dal M5S) del quotidiano spagnolo ABC su presunti finanziamenti del regime venezuelano a Gianroberto Casaleggio nell’ormai lontano 2010.
Tutto questo, per il momento, non sembra però avere effetti particolari sui consensi verso il partito che tutt’ora conta il maggior numero di parlamentari sia alla Camera che al Senato: nella nostra Supermedia dei sondaggi, infatti, il Movimento 5 Stelle resta praticamente immobile al 16,1%, in terza posizione dietro la Lega (25,6%) e il Partito Democratico (20,2%).
Sono un po’ tutti i partiti, in realtà, a far registrate variazioni davvero minime, come se nelle ultime due settimane gli orientamenti degli italiani fossero rimasti del tutto immutati. Lo scostamento maggiore (-0,3%) è il calo della Lega, scesa ormai sui valori di esattamente due anni fa (giugno 2018), quando però il partito di Salvini aveva il vento in poppa e viaggiava spedito verso il 30% dei consensi. Persino Fratelli d’Italia, pur facendo segnare un nuovo record personale (14,7%) è sostanzialmente immobile, avendo guadagnato solo lo 0,5% nell’ultimo mese. Un dato interessante è quello di Azione, partito dell’ex ministro Carlo Calenda, che questa settimana con il 2,6% supera l’area di sinistra (ex LeU) di cui è espressione il ministro della Salute Roberto Speranza. Forse è ancora presto per trarre conclusioni, anche perché dietro il dato di Azione si cela una grande variabilità a seconda degli istituti (dallo 0,9% di Ixè al 3,7% di Euromedia) ma l’impressione è che l’attivismo di Calenda – un mix “iper-presenzialismo” mediatico e opposizione decisa ma propositiva al Governo – possa spiegare questa tendenza positiva.
A livello aggregato, finita (per ora) l’emergenza sanitaria su cui il Governo era stato sostanzialmente promosso dagli italiani, c’è da rilevare qualche segnale di allarme per le forze di maggioranza: messi insieme, PD, M5S, Italia Viva e sinistra scendono infatti al 41,9%, perdendo circa un punto e mezzo nell’ultimo mese e vedendo crescere a 6,6 punti il ritardo accusato nei confronti dell’opposizione di centrodestra. Quello attuale, per la maggioranza giallo-rossa, è uno dei valori più bassi registrati dalla nostra Supermedia dal momento della nascita dell’attuale esecutivo, quando i rapporti di forza erano decisamente più equilibrati (45,9% contro 46,3%).
Dicevamo di Conte, e del suo rinnovato protagonismo, politico e mediatico. Dopo la prima stima, realizzata dal sondaggio Quorum/YouTrend per Sky TG24, ne sono seguite molte altre da parte di quasi tutti i principali istituti demoscopici italiani. Tutte queste rilevazioni concordano nello stimare un valore di un’ipotetica “lista Conte” sopra il 10% (si va tra l’11,2% di Tecnè al 16% di Noto). Soprattutto, tutte le analisi sono concordi nel rilevare come i consensi verso questo nuovo soggetto proverrebbero in massima parte da elettori attualmente orientati a votare per il PD o per il M5S, e solo per una piccola parte da elettori di altri partiti o aree politiche diverse da quella governativa.
L’istituto Ixè aggiunge un altro elemento di interesse in un ulteriore scenario ipotetico: cosa accadrebbe se Conte diventasse il leader “ufficiale” del Movimento 5 Stelle, invece di creare un proprio soggetto politico? Diverse rilevazioni hanno infatti stimato, in questo scenario, un discreto aumento dei consensi per il movimento attualmente guidato (pro tempore) da Vito Crimi. Ma da chi verrebbero questi consensi “extra”, che Ixè quantifica in circa 5 punti percentuali? Secondo l’istituto, il 2,1% arriverebbe dal bacino di indecisi e astenuto, l’1,9% da elettori di centrosinistra e solo lo 0,8% da elettori di centrodestra.
Quella della leadership del M5S è però, come abbiamo visto, una questione aperta. Sul tema, per il solo fatto di averlo stato sfiorato, Alessandro Di Battista ha ricevuto una “tirata d’orecchie” nientemeno che dal fondatore Beppe Grillo. Ma si tratta di una questione su cui, a dire il vero, la base pentastellata è sì divisa, ma in cui un orientamento prevale sull’altro: secondo l’istituto EMG, tra gli elettori del M5S il 26% dà ragione a Grillo e il 14% a Di Battista (ben il 60% preferisce non rispondere); numeri diversi, ma con un rapporto simile tra i due fronti, sono quelli di Ixè, secondo cui il 44% degli elettori grillini si schiera col fondatore e il 33% con l’ex deputato. Se però a questi elettori si chiede direttamente chi sarebbe il loro leader preferito, emerge un’indicazione ancora più netta: Giuseppe Conte raccoglie la maggioranza delle preferenze degli elettori pentastellati come ideale leader del M5S. Il premier viaggia tra il 25% rilevato da EMG (ma con 8 opzioni diverse, tra cui Raggi, Taverna e Appendino) al 58% di Ixè, passando per il 42% di Ipsos. In tutti i casi, Di Battista risulta nettamente staccato, con un consenso che si ferma tra il 9 e il 19% delle preferenze e soprattutto sempre dietro non solo a Conte ma anche all’ex capo politico Luigi Di Maio.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 3 al 17 giugno dagli istituti EMG, Euromedia, Ipsos, Ixè, Noto, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 11 giugno sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.