AGI - Il voto sulla fiducia al Senato è nullo: mancava il numero legale. Tutto da rifare. L'Aula viene riconvocata alle 9,30, con l'opposizione che torna a disertare. Nell'ultimo giorno utile prima della decadenza del decreto Elezioni per mancata conversione in legge, il voto sulla fiducia posta dal governo deve essere ripetuto. E se tutto non dovesse filare liscio, il decreto che fissa l'election day a settembre, accorpando elezioni comunali, regionali e suppletive al referendum sul taglio degli eletti, diventerebbe carta straccia.
Al termine di una giornata convulsa, con il governo che al Senato si salva per soli due voti, arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia che il numero legale nel voto di fiducia non c'era e, quindi, il voto non è valido. Già subito dopo l'esito della votazione le opposizioni, che non hanno partecipato alla fiducia, disertando l'Aula, hanno sollevato dubbi sulla validità del voto stesso.
Un incidente che non avveniva dall'89
Poi, in serata, dopo una accurata verifica, la notizia diventa ufficiale: il numero legale non era a 149, come erroneamente valutato, ma 150. L'errore sarebbe dovuto, spiegano fonti di palazzo Madama, a un errato calcolo dei senatori in congedo. Un incidente che, viene spiegato, non si verificava "da una trentina d'anni", sembra che l'ultimo precedente risalga a "una seduta dell'Aula di palazzo Madama del 1989".
Come ormai accade sempre più di frequente, l'Aula di uno dei due rami del Parlamento si trasforma in una 'bolgia', con proteste, cori e accuse reciproche tra maggioranza e opposizioni. Oggi è toccato all'Assemblea del Senato fare da palcoscenico allo scontro. A far deflagrare la situazione è la proposta di Roberto Calderoli che, da fine conoscitore dei regolamenti e dotato di 'buon fiuto' su possibili incidenti in Aula, approfitta di un 'vuoto temporale' e di un emiciclo non certo affollato e avanza la proposta di votare per alzata di mano sulla richiesta di non procedere all'esame degli articoli del decreto, così da cestinare di fatto il provvedimento. Si procede al voto e nella confusione più totale - nella maggioranza effettivamente si teme il trabocchetto - la presidente Casellati dichiara che "la proposta è accolta". Scoppia la bagarre.
La maggioranza protesta e chiede la controprova del voto elettronico. Il che prevede che possano partecipare al voto solo i senatori presenti alla precedente votazione. Quindi Casellati chiede di chiudere le porte dell'Aula. L'esito del voto viene ribaltato: governo e maggioranza si salvano per soli due voti (inizialmente erano tre, ma dopo la verifica una senatrice M5s ammette di aver votato pur non potendo). Il centrodestra non ci sta e chiede la verifica video di quanto accaduto, sostenendo che alcuni senatori della maggioranza che erano fuori sono entrati a votare. Casellati, che non vuole "sospetti ne' ombre", affida ai Questori il compito di stabilire i fatti.
Troppe assenze in Aula
La verifica dà ragione alla maggioranza per due voti, ma nelle opposizioni resta il dubbio su quello che definiscono un "voto controverso". Quanto accaduto oggi al Senato lascia strascichi nella maggioranza, dove alcuni senatori dem lamentano le "troppe assenze in Aula". E c'è anche chi, tra le file dei giallorossi, osserva che "con questo clima con le opposizioni non si va avanti, rischiamo l'incidente al Senato", visti i numeri ristretti.
Per Italia viva non c'e' alcun dubbio: il governo eèsalvo grazie ai loro voti. "Al Senato c'e' stato un voto importante, la maggioranza ha tenuto per poco. Iv e' stata decisiva per la tenuta del governo ma ovviamente questo ci preoccupa per il futuro", afferma Maria Elena Boschi, convinta che "sicuramente dovremo trovare un modo diverso per gestire i lavori parlamentari, perché non si può rischiare ogni volta". E Matteo Renzi rivendica: "In questo periodo il nostro mestiere è salvare il governo. Oggi al Senato hanno voluto fare la prova di forza e i numeri non c'erano. Dobbiamo chiedere al governo di stare piu' attento alle procedure parlamentari ed essere piu' concreto".