AGI - È rottura totale tra opposizioni e governo. Con il centrodestra che per protesta diserta il voto di fiducia posta sul decreto Elezioni a palazzo Madama e maggioranza e esecutivo che si salvano per soli due voti. E al Senato scoppia il caos, con tanto di verifica dei Questori su quanto accaduto nell'emiciclo e l'accusa del centrodestra alla maggioranza di aver fatto votare senatori che non avrebbero potuto. Ma nonostante la verifica, che decreta la regolarità delle votazioni, resta il sospetto delle opposizioni sulla loro validità. E nel 'mirino' (anche di una parte della maggioranza) finisce la presidente Elisabetta Casellati per la conduzione dell'Aula.
L'Aula come una bolgia
Come ormai accade sempre più di frequente, l'Aula di uno dei due rami del Parlamento si trasforma in una 'bolgia', con proteste, cori e accuse reciproche tra maggioranza e opposizioni. Oggi è toccato all'Assemblea del Senato fare da palcoscenico allo scontro. A far deflagrare la situazione è la proposta di Roberto Calderoli che, da fine conoscitore dei regolamenti e dotato di 'buon fiuto' su possibili incidenti in Aula, approfitta di un 'vuoto temporale' e di un emiciclo non certo affollato e avanza la proposta di votare per alzata di mano sulla richiesta di non procedere all'esame degli articoli del decreto, cosi' da cestinare di fatto il provvedimento.
Si procede al voto e nella confusione più totale - nella maggioranza effettivamente si teme il trabocchetto - la presidente Casellati dichiara che "la proposta è accolta". Scoppia la bagarre. La maggioranza protesta e chiede la controprova del voto elettronico. Il che prevede che possano partecipare al voto solo i senatori presenti alla precedente votazione. Quindi Casellati chiede di chiudere le porte dell'Aula. L'esito del voto viene ribaltato: governo e maggioranza si salvano per soli due voti (inizialmente erano tre, ma dopo la verifica una senatrice M5s ammette di aver votato pur non potendo). Il centrodestra non ci sta e chiede la verifica video di quanto accaduto, sostenendo che alcuni senatori della maggioranza che erano fuori sono entrati a votare. Casellati, che non vuole "sospetti né ombre", affida ai Questori il compito di stabilire i fatti. La verifica da' ragione alla maggioranza, ma nelle opposizioni resta il dubbio su quello che definiscono un "voto controverso".
"Senato passacarte"
Il capogruppo leghista Massimiliano Romeo sostiene che tra la prima e la seconda votazione sia passato troppo tempo, cosi' da consentire a chi non era seduto di votare. Ricostruzione "inaccettabile" per Casellati. Taglia corto Matteo Renzi: ""C'e' stato un errore del sottosegretario Variati che ha voluto riaprire una discussione che era tecnicamente chiusa, un errore di ingenuità banale perche' D'Incà era pronto a mettere la fiducia, c'è stato un atteggiamento discutibile della presidente Casellati. E' stata la trappola mensile di Calderoli, ma non drammatizzerei sui numeri". Ma già dalla mattina, durante la discussione generale sul decreto Elezioni, quando inizia a circolare la volonta' del governo di porre la fiducia per blindare il decreto e scongiurarne la decadenza, il clima si fa teso.
Emma Bonino prende la parole e lancia un duro j'accuse alla maggioranza: "Il Senato ormai è un semplice passacarte. Noi qui semplicemente firmiamo delle fotocopie inemendabili che non viene piu' voglia di partecipare. Siete arrivati a un punto di non ritorno". Parole che arrivano nel giorno in cui la presidente Casellati accoglie l'appello del Quotidiano nazionale di tenere aperto il Parlamento anche in agosto (proposta condivisa da Matteo Salvini). Ed e' la stessa Casellati, dopo la bagarre, a osservare: "L'Assemblea è diventata invisibile, non mi sembra decoroso per il Senato che si vada avanti per decreti".
Alla fine, al termine di una giornata convulsa, il Senato dà il via libera al decreto Elezioni, con 145 sì alla fiducia, e il provvedimento diventa legge in extremis, a un giorno dalla decadenza: urne a settembre, con ogni probabilità il 20 e 21, per comunali, regionali, suppletive e referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Un provvedimento che scontenta tutti, dalle Regioni alle opposizioni fino al Comitato promotore del referendum. Ma governo e maggioranza tirano dritto: è la "migliore mediazione possibile", è il refrain. L'esecutivo deciderà la data certa del voto "in tempi brevissimi", garantisce il sottosegretario Achille Variati.
Strascichi nella maggioranza
Quanto accaduto oggi al Senato lascia strascichi nella maggioranza, dove alcuni senatori dem lamentano le "troppe assenze in Aula". E c'è anche chi, tra le file dei giallorossi, osserva che "con questo clima con le opposizioni non si va avanti, rischiamo l'incidente al Senato", visti i numeri ristretti. Per Italia viva non c'e' alcun dubbio: il governo è salvo grazie ai loro voti. "Al Senato c'è stato un voto importante, la maggioranza ha tenuto per poco. Iv è stata decisiva per la tenuta del governo ma ovviamente questo ci preoccupa per il futuro", afferma Maria Elena Boschi, convinta che "sicuramente dovremo trovare un modo diverso per gestire i lavori parlamentari, perché non si può rischiare ogni volta". E Matteo Renzi rivendica: "In questo periodo il nostro mestiere è salvare il governo. Oggi al Senato hanno voluto fare la prova di forza e i numeri non c'erano. Dobbiamo chiedere al governo di stare più attento alle procedure parlamentari ed essere più concreto".