Plaudono i sindaci, si dividono i presidenti di regione, protestano le opposizioni assieme a pezzi della maggioranza: la proposta di mettere in campo sessantamila volontari come 'guardie civiche' per i controlli sulla movida divide la politica.
La lettura che viene data a questo dispiegamento è quella di "ronde" contro gli irriducibili della movida. Fonti di governo, però, precisano che non si tratta di questo, quanto della necessità di dare aiuto a chi non può uscire di casa per comprare cibo e medicinali o per aiutare nel contingentamento degli ingressi nei parchi.
La polemica è tuttavia innescata: parlano di misura "inutile" Matteo Renzi e il 'suo presidente' ai tempi del Pd, Matteo Orfini. Dall'opposizione, Forza Italia parla di "ennesima pagliacciata" mentre Giorgia Meloni denuncia quella che considera una "deriva autoritaria".
E dal Viminale viene precisato che "le decisioni assunte, senza preventiva consultazione del ministero dell’Interno, per l’istituzione della figura degli ‘assistenti civici’ in relazione alle misure di contrasto e di contenimento della pandemia Covid-19, non dovranno comportare compiti aggiuntivi per le prefetture e per le forze di polizia già quotidianamente impegnate nei controlli sul territorio".
Andando con ordine: la fine del lockdown ha portato le persone a tornare in strada, non solo per andare al lavoro, ma anche per passare del tempo con gli amici. Di qui le segnalazioni di assembramenti nei quartieri della movida che hanno scatenato l'allarme. Tanto che il governo, attraverso il ministero degli Affari Regionali e delle Autonomie, ha pensato di ricorrere al volontariato per segnalare situazioni di pericolo.
I primi a partire lancia in resta contro il governo sono gli esponenti delle opposizioni che associano i volontari, di volta in volta, alla "guardia civica", come fa Giorgio Mulè di Forza Italia, o ai "guardiani della Rivoluzione" islamica, come Giorgia Meloni. E anche l'ex ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sottolinea che "gli italiani hanno bisogno di fiducia, di sostegno economico e di lavoro, non di controllori, droni o ispettori alle calcagna".
Il tentativo del ministero degli Affari regionali di gettare acqua sul fuoco spiegando che "i volontari non potranno comminare multe" serve a poco. Le proteste non si fermano e, anzi, si allargano alla maggioranza.
"Con il Movimento 5 stelle questa proposta non è stata condivisa e non la vogliamo", sottolinea il viceministro dello Sviluppo Economico, Stefano Buffagni. "Un ministro ha annunciato la creazione di un corpo di 60.000 assistenti civici. Boh, solo a me sembra una follia finalizzata ad avere visibilità?", spiega Renzi con un affondo diretto al ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia: "Come spesso accade la penso come Matteo Orfini. Non sarebbe meglio valorizzare di più il terzo settore e il servizio civile?", aggiunge Renzi.
Sì, perchè anche nel Pd non mancano le prese di posizione contro l'idea del governo. Oltre a Orfini, da sempre voce critica all'interno del Pd, anche esponenti come i senatori Tommaso Nannicini e Dario Stefano esponenti dem un tempo vicini allo stesso Renzi - stigmatizzano l'idea di ricorrere a una rete di volontari per evitare gli assembramenti. "Abbiamo bisogno di professionisti del bene comune e del welfare di comunità, non di vigilantes, sotto le spoglie di assistenti civici. Prima di lanciare programmi improvvisati torniamo a investire seriamente su servizio civile, volontariato e terzo settore", spiega Nannicini.
"Non è condivisibile l’idea di 60 mila volontari per controllare i comportamenti sociali", sottolinea il senatore dem Dario Stefano: "È compito delle forze di polizia controllare e sanzionare eventuali scorrettezze. Per assicurare un'estate tranquilla, servono pianificazione, prenotazioni e organizzazione dei luoghi e dei locali attraverso protocolli ragionevoli".
Tuttavia, non sono solo renziani ed ex renziani ad alimentare, dalla maggioranza, il partito trasversale dei contrari ai volontari anti movida, seppure per ragioni molto diverse da quelle dei colleghi di Italia Viva.
Molti esponenti di Liberi e Uguali non mancano di sottolineare che l'idea di impiegare a titolo gratuito cassa integrati e percettori di reddito di cittadinanza "riflette un’idea di lavoro povero, poco o per nulla retribuito e destinato a percettori di un qualche sostegno dello Stato che devono sentirsi perennemente in debito con lo stesso", come spiega".
Da qui la richiesta del senatore Laforgia affinchè "il Governo si confronti con il Parlamento prima di assumere decisioni importanti. Perché ci mettiamo tutti la faccia in questa vicenda politica e in maggioranza rispondiamo in solido". Al fianco del ministro, invertendo la tendenza che li ha visti negli ultimi mesi critici con i provvedimenti adottati dal governo, si schierano i rappresentanti dei territori.
"Non sono ronde", tiene a sottolineare il presidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, Antonio Decaro, "ma distributori di buona educazione. Serviranno nei parchi o nei mercati per contare gli ingressi, e sapere quante persone ci sono all’interno. Li useremo per distribuire generi alimentari e farmaci". Ma anche tra le Regioni si registrano reazioni contrarie ai volontari: sarebbe "una sconfitta sociale" per il governatore del Veneto, Luca Zaia, perchè "se hai bisogno di chi faccia indossare le mascherine, che sono strumenti di protezione individuale, vuol dire che hai un problema di carattere culturale".