“La Cei ha dato giustamente tutto il suo contributo alla tutela della salute” ma per il bisogno dei credenti di nutrirsi con l’Eucaristia, “non è stata aiutata dalle pretese del Governo, che è intervenuto anche su aspetti di competenza della Chiesa”. È, questa, l’opinione espressa dal Cardinal Camillo Ruini in un’intervista che compare sul quotidiano La Stampa oggi in edicola in tema di coronavirus ma anche nell’occasione del centenario della nascita di Giovanni Paolo II.
E se sul primo aspetto la Chiesa può aiutare la gente nella Fase 2 di ripartenza dopo l’emergenza sanitaria “principalmente continuando nelle opere di carità che sta compiendo su larga scala, sostenendo con la preghiera e la vicinanza personale le tante persone, famiglie, comunità che possono trovare anche nella fede il coraggio per ripartire, dando all’Italia intera una testimonianza di fiducia nel nostro futuro”, sul Papa polacco, Ruini dice che è sbagliato contrapporre Wojityla a Bergoglio, perché “pure Giovanni Paolo II insisteva molto sulla ‘opzione preferenziale per i poveri’” e “accusare Papa Francesco di marxismo significa non conoscere il marxismo, oppure non conoscere l’attuale Papa, o più probabilmente non conoscere né il marxismo né il Papa”, taglia corto il Cardinale.
Tuttavia Papa Woijtyla, per Ruini, “ha inciso sul corso della storia sotto molti profili” e “l’aspetto più conosciuto è il suo contributo alla caduta del comunismo, che per suo merito è avvenuta in modo pacifico” sottolinea il Cardinale. “Con lui la Chiesa è uscita da quella posizione difensiva sulla quale era stata a lungo costretta dalla crisi del dopo Concilio e ha potuto riprendere l’iniziativa, soprattutto nell’ambito dell’evangelizzazione”.
Alla domanda se era un conservatore, Ruini risponde che Woijtyla “anzitutto era un santo, nel senso pieno del termine” ma conservatore “non lo era di certo”.