"Tutti i nodi sono stati sciolti ed è in corso la predisposizione del testo finale del Decreto Rilancio che recepisce tutte le modifiche tecniche concordate al pre-consiglio". Lo fanno sapere fonti del Mef, che aggiungono: "In merito ad alcune indiscrezioni circolate in queste ore, si precisa che non c'è alcun problema di coperture riguardo al decreto stesso".
Ma per ora resta comunque al palo il decreto Rilancio, bloccato dai veti incrociati dei partiti e appeso al complesso lavoro di caccia alle coperture. Il provvedimento annunciato a marzo per aprile, poi slittato a maggio, ancora non vede la luce, nonostante si susseguano da giorni gli annunci di un imminente Consiglio dei ministri.
Prosegue da ore la riunione preparatoria del pre-consiglio. Dopo lo stop di questa notte, il confronto è ripreso nella tarda mattinata di oggi e sta andando ancora avanti. A questo punto sono in molti, nella maggioranza e nel governo, a scommettere sul rinvio a domani del Cdm. "Slitta a domani", spiega una fonte, anche se la ministra Dadone non si sbilancia: "Non so dire di preciso se il Cdm sarà stasera o nella giornata domani". Mentre il ministro della Salute, Roberto Speranza, parla di una riunione nella notte.
Di fatto, restano ancora alcuni nodi politici da sciogliere, a partire dal braccio di ferro tra Pd e Italia Viva, da un lato, e M5s dall'altro, sulla regolarizzazione dei migranti. Si continua inoltre a registrare una resistenza dei renziani sulle misure messe in campo per il turismo. Il bonus vacanze da 500 euro, seppur modificato con tetto Isee per le famiglie fino a 50.000 euro, non piace a Italia Viva che spinge per destinare direttamente i fondi al settore alberghiero.
Altra fronte di tensione è rappresentato dalla norma che prevede il sostegno pubblico per la vendita delle banche 'decottè, con i 5 Stelle pronti a dare battaglia su un tema che rievoca la vicenda di Banca Etruria.
Ed è ancora caccia alle coperture per il rifinanziamento della cassa integrazione, i fondi per il Sud e per gli straordinari della sanità. Anche se la cancellazione del saldo e acconto di giugno dell'Irap per tutte le imprese fino a 250 milioni di fatturato - arrivata dopo una lunga trattativa con gli industriali e le pressioni di Italia Viva - non cambia i saldi del provvedimento, ha comunque un costo di circa 2 miliardi che va compensato.