Nessuno mette in conto "gesti eclatanti" da parte dei leader o ribaltoni nella maggioranza ma, di sicuro, "da domenica Conte dorme un po' meno tranquillo", per dirla con le parole di un senatore dem. Nel Partito Democratico il livello di tensione all'interno dei gruppi ha toccato livelli di allerta dopo la conferenza stampa del premier.
I comunicati dei due capigruppo, Andrea Marcucci e Graziano Delrio, ne sono la spia: tra le righe vi si legge il malessere per una gestione della comunicazione da parte del governo farraginosa, per usare un eufemismo. Il tema è stato affrontato anche dall'assemblea dei deputati che si è svolta lunedì mattina. Una riunione in cui non è mancato il passaggio su quanto visto ieri sera.
Basta vaghezza
"Non è il momento della vaghezza", avrebbe sottolineato una deputata: "I provvedimenti devono essere chiari", ha aggiunto riferendosi ai "molti passaggi oscuri" del discorso e della conferenza stampa di Giuseppe Conte. Non è stato, tuttavia, il solo nodo affrontato in assemblea dai deputati: forte è, infatti, la preoccupazione che un provvedimento importante come il decreto liquidità possa essere affrontato come una "semplice lista della spesa".
C'è, insomma, la necessità di dare al provvedimento "un forte connotato politico evitando che le decisioni, nel gioco di mediazioni fra maggioranza e opposizione, finiscano per passare sulla testa dei parlamentari". Un concetto ribadito anche al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, durante la segreteria nazionale riunita nel pomeriggio.
Il ruolo del Parlamento
"È finita una lunga stagione di politiche economiche restrittive e c’è la necessità di dare 'un'anima politica' a questa nuova fase". Insomma, "dobbiamo essere protagonisti in questo momento", è il ragionamento fatto alla riunione dai deputati Pd, "perchè il decreto liquidità vuole dire soprattutto piccole e medie imprese e con quel mondo occorre recuperare una interlocuzione". Ma a tenere banco, tra i parlamentari, è soprattutto quello che viene considerato uno 'scivolone' sulla Chiesa. Ieri, dopo le parole di Conte, i primi a prendere posizione al fianco della Cei sono stati Andrea Marcucci e Graziano Delrio.
Di fatto, gli unici esponenti di primo piano del Pd a parlarne. La linea che ne è uscita è di piena condivisione delle preoccupazioni dei vescovi e, dunque, una linea critica nei confronti del governo. La nota con cui Palazzo Chigi ha assicurato di provvedere presto con un protocollo ad hoc, non ha risparmiato le critiche per una comunicazione improntata alla "vaghezza", per utilizzare le parole della deputata dem. Un altro esempio di questa vaghezza è dato oggi dal concetto di "affetti stabili" utilizzato per indicare a quale genere di congiunti ci si riferisce nel Dpcm.
Il piano per l'infanzia
Da questo punto di vista, "l'affetto dei progressisti nei confronti di Conte è un po' meno stabile", ironizza un senatore. L'apporto all'azione di governo da parte del Pd non è, in ogni caso, in discussione. Lo dimostra anche l'impegno annunciato dal segretario Nicola Zingaretti per mettere a punto un "piano infanzia, un pacchetto di misure specifiche pensato sui bisogni dei più piccoli", spiega Zingaretti:
"Il Pd ci sta lavorando, ed è pronto a dare il proprio contributo: perché si riparta davvero, è fondamentale affrontare la grande questione di come riportare bambini e ragazzi a una vita il più possibile normale, già prima della riapertura delle scuole prevista per settembre". Il piano, spiega la viceministra dell'Istruzione Anna Ascani, "verrà messo a punto nelle prossime ore. Per quel che mi riguarda dal ministero, dove tra le altre cose mi occupo di 0/6, lavorerò per rendere questo piano attuabile, di concerto con il ministero della Famiglia, gli enti locali, i gestori delle scuole paritarie e tutti i soggetti coinvolti. Ogni proposta verrà naturalmente sottoposta al Comitato tecnico scientifico, ma compito della politica è trovare soluzioni".