"Un fulmine a ciel sereno". È così che in M5s accolgono la decisione della deputata Fabiola Bologna di lasciare il Movimento. Già due giorni fa sono stati espulsi il senatore Mario Giarrusso e il deputato Nicola Acunzo, con la motivazione ufficiale della mancata restituzione di parte dello stipendio. Ma quest'altra "perdita" della deputata Bologna, fanno notare, non era legata a questioni economiche. C'è chi pensa che oggi "M5s stia veramente finendo".
Ieri, invece, ha lasciato un altro deputato, Antonio Zennaro, passato al gruppo Misto di Montecitorio. "Esclusione importante", dicono fra chi conosce Zennaro, esperto in materia finanziaria. Così, mentre Giarrusso valuta se fare ricorso contro la sua espulsione, c'è chi non le manda a dire: "Altri due colleghi lasciano il Gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle. A quando analisi e autocritica? O continueremo a far finta di niente, dicendo che va tutto bene, e che gli altri sono brutti e cattivi mentre noi abbiamo la soluzione per tutto?", scrive Paolo Lattanzio, esperto di didattica, e deputato del Movimento.
Zennaro, che continuerà a sostenere Conte, aveva illustrato la sua decisione di lasciare il Movimento in un post: "Da oggi non farò più parte del gruppo parlamentare del M5S. Una scelta difficile, ma maturata dopo un lungo periodo di riflessione. Non rinnego un'esperienza straordinaria", ma "i troppi e costanti dissidi verso la gestione e le scelte in materia economica non mi permettono di proseguire. La mancanza di una forte e chiara politica a sostegno delle piccole imprese, delle partite Iva, degli artigiani, dei commercianti e, più in generale, evidenti lacune politiche a favore dello sviluppo, considerata tra l'altro la mia storia professionale e culturale, non mi permettono di andare oltre".
Zennaro continua: "Non parlerò di tutta una serie di eventi, situazioni, comportamenti ed umiliazioni subite solo per aver espresso miei punti di vista o idee sul settore di mia competenza, ma è chiaro che ci sono importanti responsabilità sull'aver fortemente limitato un vento di cambiamento, quello che tutti ci immaginavamo dopo il 4 marzo 2018. Peccato che questo cambiamento si sia fermato per qualche cerchio magico di troppo e l'arroganza di qualche membro del Governo a cui per errore il M5S ha affidato 'pieni poteri' in materia economica, che non ha fatto altro che boicottare e mettere in un angolo persone come il sottoscritto. Ma la cosa più grave è proprio la differenza tra programma elettorale e quello che realmente si è fatto. Di buone idee ce ne erano molte, ma per arroganza, incompetenza e senso di ingiustificata supremazia, non sono mai state seriamente prese in considerazione. Specie in questo difficilissimo momento storico, il Movimento non sembra proprio in grado di trovare idee, progetti e proposte per far uscire l'Italia dalla crisi post coronavirus".
"Continuerò a sostenere il Presidente Conte" - precisa Zennero -. "Una persona perbene a cui in questo particolare momento l'Italia non può fare a meno. Ora è il tempo del rilancio e della ripartenza, per far ritornare grande la nostra nazione. Insieme ricostruiremo questo Paese, il più bello del mondo".
Proprio oggi, tra l'altro, il Comitato di garanzia del Movimento ha rinviato le elezioni del nuovo capo politico ad un momento successivo. Rimane quindi in carica Vito Crimi: "Stiamo attraversando un momento di emergenza sanitaria, sociale ed economica senza precedenti e tutte le nostre forze devono essere concentrate nell'unico obiettivo di accompagnare questo paese a rialzarsi, e per fare questo serve compattezza e unità di intenti", spiega il Movimento sul blog.
"Il Comitato di garanzia, pertanto, ha ritenuto opportuno rinviare le elezioni del nuovo capo politico ad un momento successivo e su questo ha richiesto una interpretazione autentica al garante del Movimento, Beppe Grillo, il quale ha ribadito che non solo è ammissibile, ma indispensabile, alla luce della eccezionale condizione in cui sta versando il paese, che si attenda la normalizzazione della situazione prima di procedere all'indizione della elezione del nuovo capo politico. Elezione che dovrà svolgersi necessariamente entro la fine dell'anno e comunque prima se le circostanze dovessero consentirlo".