"Un'alternativa liberale" allo statalismo e alla burocrazia del governo Conte, per uscire dall'emergenza coronavirus e far ripartire il Paese in modo più veloce. È il senso dell'annuncio di Matteo Salvini, fatto oggi in conferenza stampa, di un "Piano di ricostruzione nazionale" a cui la Lega sta lavorando assieme ad associazioni, imprenditori e rappresentanti di settori produttivi, per sopperire a quelle che a suo avviso sono state finora delle lacune gravissime, da parte dell'esecutivo, nell'impostazione delle politiche di contrasto all'emergenza economica generata dalla pandemia.
A partire dal rapporto con le opposizioni: "Il presidente Conte - ha detto Salvini - prima si deve mettere d'accordo con sé stesso e con la sua maggioranza. Ieri diceva di voler dialogare - ha aggiunto - poi stanotte sono stati bocciati tutti gli emendamenti della Lega al Cura Italia. Evidentemente, la voglia di dialogo del presidente Conte si limita alle telecamere ma in concreto è pari a zero. Il governo vuole far da solo".
Ragion per cui, ad avviso dell'ex-ministro dell'Interno, "se il governo annuncia il dialogo e poi lo boccia, noi il piano lo facciamo con tutte le associazioni delle imprese, dall'agricoltura al turismo, alle imprese produttive, guardando quello che accade negli altri Paesi europei". Un piano che contempla una "ripartenza graduale omogenea" ma, allo stesso tempo Salvini aggiunge di rifiutarsi di pensare che "anche a maggio, gli italiani, i lavoratori, siano costretti a rimanere o a casa o a sottostare a vincoli assolutamente inaccettabili".
Nel mirino di Salvini, però, non c'è solo il merito delle politiche messe in campo dal governo per fronteggiare la crisi, ma anche il metodo e la prassi, da lui giudicate antidemocratiche, tanto da indurlo ad agganciarsi al tema del 25 aprile: "Il 25 aprile si parla di libertà, un valore fondamentale che ci hanno lasciato i nostri nonni. Non vorrei che questa libertà dovesse essere messa in discussione da qualcuno in nome del virus. Io mi auguro che il 25 aprile coincida con una giornata di libertà vera".
A margine della conferenza, Salvini ha insistito sul tema dell'uscita dal carcere di mafiosi e camorristi condannati e in regime di 41 bis, che aveva sollevato ieri: "In base a una circolare del ministero della Giustizia - ha affermato - datata 21 marzo, mafiosi con più di 70 anni, in regime di 41 bis, con qualche patologia sono liberi di uscire. Sono già a casa dei boss e rischiano di uscire di galere personcine per bene come Bagarella e Santapaola. Per rispetto dei magistrati e dei giornalisti caduti per mano mafiosa, non ci interessa se è colpa di Bonafede o di Basentini ma chiudete le porte del carcere per i mafiosi. Alcuni mafiosi sono usciti per un circolare del ministero della Giustizia e ora c'è uno scaricabarile".
E a chi lo interpella su presunti dissapori con Giancarlo Giorgetti, in particolare sulla valutazione riguardo al Mes, Salvini taglia corto: "fantasie giornalistiche, un giochino che stanno provando a fare, piacerebbe a qualcuno ma rimarranno delusi".