“La Fase 2 dell’epidemia è quella della convivenza, più che della ripartenza. Tenendo fisso in mente che, prima di tutto, viene la salute dei cittadini». Il governatore del Veneto Luca Zaia ci tiene molto a non passare per quello che vuole la riapertura di tutte le attività, costi quel che costi, e quindi avvisa: “Nessuno si permetta di dire che noi veneti pensiamo soltanto al dio denaro”.
Poi Zaia, nel rifinire il suo pensiero, aggiunge: “Non lo dico per i 54 milioni di contributi che ci sono arrivati da imprenditori, cittadini e anche da bambini che hanno rotto il salvadanaio” mas per il semplice fatto che “noi abbiamo un tessuto economico e una forma mentis che è la nostra, e non è questione di denaro” e “se non l’avessimo, non avremmo neanche questa sanità”, chiosa con un certo orgoglio per il “modello veneto” della salute.
Poi ad usa domanda che lo sonda circa il voto nelle Regioni e nei Comuni in autunno, sul quale lo stesso Zaia non sarebbe d’accordo, il governatore veneto risponde che “tutto ci dice che la miglior finestra, quella meno rischiosa, è in luglio” perché l”a fase in cui la prima infezione è superata e non è ancora partita la fase di ritorno di cui ci ha avvisato l’Oms” mentre “in autunno, con il rischio vero di una nuova fiammata dell’epidemia, si possono indire elezioni?”, si chiede retorico.
Rispetto poi ad una ipotesi di election day nella primavera 202, Zaia, si chiede un po’ provocatoriamente: “È questo che ci insegna la Costituzione?”, per poi rispondersi: “In questo caso saremmo davvero alla democrazia sospesa. Non dimentichiamo, tra l’altro, che si tratta di elezioni dirette”.