Un ‘grande balzo in avanti’ tecnologico per le nuove generazioni, con un investimento sulla banda larga, sui computer per i ragazzi e sulla formazione degli insegnanti: è questa la sfida che lancia per il dopo-coronavirus Lorenza Lei, ProRettore e docente dell’Università telematica eCampus ed ex direttore generale della Rai. Una sfida in cui, avverte, “allo Stato si dovranno affiancare le grandi aziende”.
Dal suo osservatorio di un ateneo online con più di 30 mila iscritti, la Lei indica in un’intervista all’AGI la strada per trasformare l’insegnamento a distanza obbligato di queste settimane in una nuova opportunità per tutta la scuola e per i giovani.
“La tecnologia a questo punto è fondamentale”, ha osservato la Lei, laureatasi in Antropologia Filosofica con una tesi sull’Intelligenza Artificiale, “è necessario un importante investimento per l’acquisizione di software e hardware e per la banda larga, di cui si fa solo un gran parlare, per garantire una ottima capacità di trasmissione e ricezione, nonché il relativo aggiornamento e manutenzione sia per la scuola che per le famiglie”. L’idea è quella di un collegamento “tra scuola e grandi aziende per affrontare con celerità i cambiamenti indispensabili per la rinascita economica e culturale del nostro Paese”.
Il primo gap da colmare è quello delle dotazioni tecnologiche dei ragazzi, visto che l’Istat ha evidenziato che un terzo delle famiglie italiane non possiede un computer o un tablet. “L’investimento per sanare questa mancanza sarebbe elevatissimo e non può essere assolutamente sostenuto dalle famiglie”, ha avvertito l’ex dg della Rai, “l’ipotesi da valutare sarebbe allora quella di coinvolgere le grandi aziende a devolvere una parte significativa del bilancio sociale per il grande salto in avanti tecnologico a favore delle nuove generazioni”.
C’è poi il nodo della formazione: “Ritengo che gran parte degli insegnanti non siano ancora preparati all’insegnamento a distanza, si potrebbe colmare questo gap proprio con corsi a distanza per rendere la preparazione più coerente, più accattivante, più veloce e più omogenea”, ha spiegato la Lei.
Il presupposto, però, è un potenziamento delle infrastrutture alla luce delle carenze emerse drammaticamente durante questa emergenza: “La qualità della rete richiede grandi interventi infrastrutturali e una grandissima dose di semplificazione per affrontarli”, ha sottolineato il Pro Rettore di eCampus. Serve poi “un progetto strutturale di collegamento con tutte le Reti per facilitare l’integrazione”. “Secondo me l’Italia deve diventare un Hub europeo delle autostrade informatiche e deve diventare un polo tecnologico da Sud a Nord”, ha insistito la lei. “Questo è un altro contesto in cui la tecnologia e le aziende del settore con la competenza universitaria e le risultanze derivate da una necessaria e continua ricerca dovranno fare la loro parte governando il cambiamento”.
Sulla didattica a distanza il ProRettore della eCampus sottolinea “l’importanza dell’open learning” che da decenni si sperimenta in tutto il mondo a livello universitario e che “accoglie i bisogni di chi lavora e di coloro che vogliono completare e perfezionare un percorso universitario interrotto per vari motivi”. Ma sono tutte le opportunità di lavoro in Smart Working a essere emerse in questa pandemia che offrono “una grande occasione per una nuova economia civile”. Un’economia in grado di “ottimizzare le competenze in un contesto migliore nell’utilizzo delle categorie spazio/tempo e dei risultati aziendali complessivi”. “Rimane comunque fondamentale la formazione, sia per le Aziende che per i lavoratori, per l’acquisizione di un metodo di lavoro e di una piena conoscenza delle tecnologie”, ha sottolineato la Lei.
“Ritengo che se ben applicato “il lavoro agile”, utilizzato in modo corretto, possa portare risultati di carattere economico, di miglioramento della attività lavorativa e del benessere della persona”, ha assicurato.
Lorenza Lei dedica anche una riflessione al sistema sanitario su cui si registra uno scontro politico tra il governo e le Regioni per la risposta al Covid-19. “In questa situazione di pandemia non può non esserci un coordinamento unico”, ha affermato, “e poiché le Regioni vanno ognuna per conto proprio è indispensabile che il coordinamento della sanità ritorni allo Stato centrale. Per fare questo occorre abolire il titolo V della riforma costituzionale e far ritornare tutto alle funzioni centrali tenendo presente però che il metodo di gestione della sanità da parte del governo centrale non può non essere un metodo di programmazione”. “Lo Stato centrale stabilisce i principi generali ai quali tutte le Regioni devono attenersi e nell’ambito del quale piano ogni regione realizza un servizio sanitario regionale rapportandosi alla propria realtà territoriale”.
L’ex Dg della Rai è comunque fiduciosa che l’Italia saprà riprendersi da questa crisi senza precedenti: “Cercando si trova una strada, si può arrivare a una svolta anche in questo senso di smarrimento, una rinascita per un mondo migliore dal punto di vista economico e culturale”, ha assicurato. “Ma senza solidarietà tra persone e Stati non ci può essere futuro”, ha concluso.