Nessuno chiede all'Europa di farsi carico del debito dei singoli Stati sovrani sinora accumulato. E' quanto mette nero su bianco Giuseppe Conte, impegnato in prima linea nella difficile trattativa con gli altri Paesi dell'Unione europea divisi sulla scelta degli strumenti finanziari da adottare per fornire sostegno economico ai Paesi colpiti dal coronavirus.
In un'intervista al quotidiano spagnolo 'El Pais', il presidente del Consiglio italiano chiarisce che, dietro la proposta italiana di 'European recovery bond' - bond europei, sostenuta anche da Madrid - c'è la ricerca di "uno strumento di debito europeo comune". Ma l'Italia, avverte, "non chiede di condividere il debito pubblico accumulato: tale debito rimarrà in capo a ciascun Paese".
E, mentre dagli Stati Uniti arrivano le dichiarazioni rassicuranti di Donald Trump che prefigurano possibili nuovi aiuti "concreti" all'Italia da Oltreoceano, nel dibattito si inserisce il commissario Ue per gli Affari economici Paolo Gentiloni. L'emissione di bond Ue "è una priorità, ma, genericamente, per mutualizzare il debito, non verrà accettata", avverte l'ex premier; quindi "bisogna finalizzarla ad una 'missione'".
Secondo Gentiloni, le condizioni per riaprire il dialogo ci sono ma è necessario rendere flessibile il bilancio e finanziare gli obiettivi comuni per "affrontare l'emergenza sanitaria", creare "un nuovo strumento di garanzia per la disoccupazione e un piano per il sostegno alle imprese". Allo stato, è il giudizio del commissario, la discussione tra gli Stati Ue "è legittima ma non è adeguata alla fase che viviamo perchè non dà soluzioni".
"Penso che si debba fare tutti gli sforzi perchè lo stallo sia superato", con l'accortezza di non sottovalutare le decisioni che ha preso la Bce. "Credo che bisogna scommettere ancora che alla fine, soprattutto da parte della Germania, si arrivi a una comprensione della nuova situazione", aggiunge. "Il Mes non è la Spectre", prosegue Gentiloni con riferimento al fondo salva Stati il cui ricorso è evocato dalla Germania e altri Paesi del Nord e contrastato, almeno alle attuali condizioni dall'Italia. "E' uno strumento condiviso, la discussione è sulle condizionalità", e si parla di alleggerirle ma "non sono molto ottimista nemmeno su questa, perciò meglio spostare la discussione su quali obiettivi finanziare e poi decidere come", taglia corto.
Sulla stessa linea di Conte anche Andrea Orlando. "Noi non vogliamo una condivisione del debito, vogliamo una condivisione del rischio", scandisce il vice segretario del Pd. "Non vogliamo che l'Europa si accolli il nostro debito storico. Chiediamo ai tedeschi e agli olandesi di condividere un'esigenza che purtroppo sarà anche la loro. Non dimentichiamoci pero' anche dei sovranisti europei che non hanno mosso un dito in favore dell'Italia".
Orlando poi tenta di 'stoppare' le polemiche sui fondi ai Comuni, scarsi per diversi sindaci, in prevalenza del centrodestra, avvisando che si tratta solo dei "primi" stanziamenti e difende il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, attaccato dai governatori del Nord dopo che ieri aveva affermato che nessuna Regione ce l'avrebbe mai fatta da sola davanti a quest'emergenza. "Mi pare che Boccia abbia detto una cosa quasi scontata - afferma -. Le Regioni hanno avuto bisogno della protezione civile, purtroppo non tutto è arrivato in tempo. Non capisco il senso di questa polemica, se non la volontà di farne una ogni giorno".
Nell'intervista al 'Pais', Conte, dal canto suo, avverte anche del rischio che l'emergenza coronavirus dia linfa all'anti-europeismo. "E' evidente: gli istinti nazionalisti, in Italia ma anche in altri Paesi, saranno molto forti se l'Ue non sarà all'altezza". sostiene. "Il numero di disoccupati che si avrà dopo questo tsunami sarà molto alto. Dobbiamo poter avvivare a capo di una ricostruzione prima che ciò avvenga".
Nel giorno in cui potrebbe arrivare a una proroga delle misure restrittiva decise dal governo - con il ministro Boccia che parla di una decisione "nelle prossime ore" - il premier dice che è "prematuro" anticipare quando saranno allentate le restrizioni in Italia, ma ciò dovrà avvenire "in modo molto graduale" nel momento in cui il comitato scientifico riterrà che la curva dei contagi ha iniziato a scendere. Il blocco delle attività produttive non essenziali "è una misura molto dura economicamente, è l'ultima che abbiamo preso e non può essere prolungata troppo a lungo", spiega, "per le scuole e le università, tuttavia, si può provare ad introdurre delle modifiche".
Il premier poi archivia così tutte le critiche e le polemiche: "C'è un grande dibattito pubblico in Italia, ma non ho mai sentito parlare di una soluzione alternativa a quelle che abbiamo adottato che abbia avuto una base e un supporto reali. Se tornassi, farei di nuovo tutto allo stesso modo. Ora è il momento di agire e della responsabilità. Poi verrà il tempo di fare conti e delle critiche".
E mentre, in seno alla maggioranza, Matteo Renzi torna a chiedere di pensare a una strategia che porti alla graduale apertura delle attività e a criticare l'estensione del reddito di cittadinanza come forma per affrontare l'emergenza, sul fronte dell'opposizione, la Lega è al lavoro per fare una sintesi degli emendamenti al Cura Italia (al momento oltre 200) che condensi le proposte economiche del partito.
Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani questa settimana dovrebbero incontrare, in un nuovo 'vertice' con le opposizioni, il premier e i ministri competenti per parlare del prossimo decreto da oltre 25 miliardi di euro cui sta lavorando il governo. I partiti del centrodestra si aspettano su questo dl maggiore condivisione, come sottolinea lo stesso Silvio Berlusconi. "Collaborare non significa venire informati delle decisioni prese, significa lavorare insieme per costruire delle decisioni migliori", precisa il presidente di Forza Italia.
"Siamo e rimarremo all'opposizione del governo Conte, verso il quale non posso che ribadire le critiche che abbiamo mosso fin dal giorno del suo insediamento", scandisce il Cavaliere. Il quale poi gela chi gli chiede dell'ipotesi di un governo a guida Mario Draghi: "Siamo in guerra e in guerra ci si stringe intorno a chi ha la responsabilità di decidere".