“Con tutta la cautela e la prudenza possibili, davanti ai segnali che indicano come l’epidemia stia rallentando la sua crescita, devo dire che il nostro sistema sanitario ha funzionato, nelle strutture, nel personale medico e dirigenziale”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il governatore ligure Giovanni Toti, il quale prova a prefigurare “un ritorno alla normalità” guardando oltre l’emergenza e questi giorni.
Toti dice che è già arrivato il momento in cui bisogna “iniziare a ragionare su come differenziare le misure di contenimento sul territorio” perché “una cosa sono Bergamo, Brescia, un’altra il resto d’Italia” e pertanto si tratta di “agire a scacchiera” in quanto “non si può bloccare a tempo indeterminato la filiera economica del Paese” e pertanto quel che serve è molto “coraggio” visto che “non possiamo chiedere sacrificio solo a medici e infermieri”.
E a tal proposito, circa le manovre di cui si parla e che due per una cinquantina di miliardi, secondo Toti “rappresentano il Pil di un terzo del mese dell’Italia, che è di circa un miliardo e 800 milioni” ma ora “quei soldi diventano una goccia nel mare se non si riparte” spiega il governatore ligure ed è “giustissimo” che Mario Draghi, ex presidente Bce, chieda massima liquidità per tutti, “ma serve un passo in più”, ovvero serve “una rivoluzione, simile a quella del boom economico” perché “bisogna avere spirito pionieristico, concedere a chiunque voglia investire la possibilità di farlo con semplicità”.
“Anche senza gare d’appalto, i Tar, le procedure infinite: chi bara verrà punito, ma agli altri bisogna dare libertà di investire, o gli imprenditori rischiano di rifugiarsi in sicuri bunker” conclude il governatore. Non prima di aver ricordato che ciò che serve per rimettere le Liguria in moto sono “le grandi fabbriche metalmeccaniche, i cantieri navali, la nautica da diporto” oltre a “remare tutti nella stessa direzione, senza perdere tempo”.