Il fuoco di fila nei confronti della presidente della Bce, Christine Lagarde, arriva da maggioranza, opposizione e dal governo. In un momento così delicato l'esecutivo si aspetta che la Banca centrale garantisca stabilità finanziaria e non che soffi sul fuoco della crisi.
Con l'impennata dello spread e il tracollo di piazza Affari - peggior seduta della storia - ci si attendeva che dalle istituzioni europee arrivasse una sponda e invece Giuseppe Conte ha dovuto ribadire ancora una volta la necessità che "ad una sfida eccezionale" devono corrispondere "misure eccezionali". Il premier è pronto ad alzare la voce nel prossimo Consiglio Ue e ad invitare tutti gli Stati membri a fare la propria parte.
L'Europa si sta muovendo in ordine sparso nel fronteggiare l'emergenza coronavirus e, al di là dell'atteggiamento assunto dalla presidente della Commissione europea, Von der Leyen, di fatto non c'è stata quella solidarietà invocata in serata con nettezza dallo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Conte, invece, dopo aver ribadito di aspettarsi che tutti i prossimi lavori dei ministri finanziari, a partire dall'Eurogruppo di lunedì, si concentrino esclusivamente sulle misure volte a contrastare i pesanti effetti" della pandemia, ha cercato la convergenza con Berlino.
Lunga conversazione telefonica durante la quale - ha informato palazzo Chigi sul sito del governo - si è convenuto che "la pandemia vada posta al primo posto dell'agenda europea tanto sul piano sanitario, che sul quello degli effetti economici" e che serve in questo momento "una risposta straordinaria" per adottare "tutte le misure necessarie".
Il decreto del governo
In attesa che "la Bce cambi approccio" e che da Bruxelles arrivino stimoli e aiuti concreti e, tra l'altro, un'apertura a 'bypassare' il Patto di stabilità (scomputando il 100% delle spese da sostenere per l'emergenza), l'esecutivo sta lavorando al decreto che conterrà le misure economiche a sostegno di tutte le categorie colpite dall'emergenza sanitaria.
L'obiettivo è quello di portarlo sul tavolo del Cdm entro sabato (Bonus baby sitter di 600 euro, congedo parentale di 15 giorni, più soldi per posti letto, mascherine e ospedali i punti salienti del decreto) con il governo che ha aperto un canale di interlocuzione con FI, Lega e Fdi (oggi c'è stata una videoconferenza tra i 'tecnicì del centrodestra, il ministro Gualtieri e i vice Misiani e Castelli) sul provvedimento ma che per ora non apre alle richieste di modificare in maniera ancor più restrittiva il dpcm.
Il premier Conte ha convocato per domani i sindacati e le associazioni industriali per discutere dei protocolli di sicurezza nelle fabbriche. La richiesta proveniente da tutte le forze della maggioranza è quella di garantire la massima tutela della salute dei lavoratori e il premier ascolterà le richieste con lo scopo di accogliere le istanze che verranno portate sul tavolo, ribadendo al momento che - come dice il ministro Boccia - "non si puo' chiudere tutto, altrimenti si spegne la luce".
La polemica sul voto a distanza
Ma è proprio il ministro degli Affari regionali a spiegare che arriveranno linee guida e che si valuterà territorio per territorio "tutte le imprese che non hanno bisogno di continuare a lavorare" e "chi chiuderà sarà sostenuto dallo stato". Nella maggioranza c'è sostegno nell'azione dell'esecutivo, anche se Renzi, in un'intervista alla Cnn, non manca di far notare che l'Italia "ha perso tempo e questo è stato un errore". Il numero dei contagi cresce e il Coronavirus potrebbe cambiare anche le regole del gioco in Parlamento, visto che - dopo il totiano Pedrazzini - è risultato positivo pure il questore della Camera ed esponente di Fdi, Cirielli.
La discussione è sulla possibilità del voto a distanza. C'è chi non è d'accordo (per esempio il tesoriere dem Zanda mentre nel centrodestra c'è chi teme di trasformare l'Aula nella piattaforma Rousseau), chi promuove il collegamento con Skype nell'emiciclo al momento del voto, chi è per permettere di ridurre ancora di più il numero dei rappresentanti per gruppo (anche perché per i decreti non sono necessari i 315 alla Camera e i 161 al Senato), chi addirittura per lasciare al governo la possibilità di deliberare in tempi di emergenza bypassando il Parlamento. Una decisione verrà presa solo nei prossimi giorni.