Matteo Renzi esclude 'appoggi esterni' al governo Conte e sostiene di "non aver mai messo in dubbio l'appartenenza alla maggioranza". Le dichiarazioni rassicuranti del leader di 'Italia viva' giungono all'arrivo a una coi suoi, martedì sera, e al termine di una nuova giornata convulsa per la maggioranza, durante la quale il senatore di Rignano sull'Arno ha 'guadagnato' una deputata e un senatore.
"Secondo me ci allargheremo ancora", promette l'ex premier mentre una nota fatta trapelare da fonti del suo partito festeggia l'arrivo di due nuovi parlamentari. "Doveva esserci la fuga da Italia Viva e invece il partito cresce: ha oggi 30 deputati e 18 senatori", è il commento alla vigilia dell'attesa partecipazione di Renzi a 'Porta a porta', definita "particolarmente importante".
Dopo giorni di ricostruzioni di stampa che riferivano di parlamentari dati in uscita da 'Iv' per fare da stampella al governo Conte, in disaccordo con la linea dell'ex presidente del Consiglio, l'unico 'movimento' che al momento si segnala in effetti è verso il partito dell'ex premier. La deputata di Liberi e uguali Michela Rostan e il senatore del Pd Tommaso Cerno hanno, infatti, annunciato che aderiranno a Italia viva.
"A noi va bene anche il Conte ter. Andiamo all'opposizione. Conte è contento e sono contento io. Io però questi 10 senatori di Italia viva che vanno via non li vedo. Su 50, se il 10% avesse dei malumori sarebbe fisiologico, ma vorrei che diceste i nomi", aveva anticipato poco prima lo stesso Renzi parlando con i giornalisti al Senato.
"Nei prossimi giorni comunque vediamo se c'è la volontà politica o meno di andare avanti. Ho comunque l'impressione che non è vero che stiamo perdendo colpi. Se c'è un governo senza di noi, noi rispettiamo il Parlamento. Pero' se non hanno i numeri e se siamo decisivi per la maggioranza, allora dico 'ascoltate anche noi'", aveva sottolineato.
Dal canto suo, a Palazzo Chigi, incontrando le forze di maggioranza ai tavoli per l'Agenda 2023, il presidente del Consiglio ha sottolineato di aver sempre "preferito il lavoro alle polemiche" la "fiducia dei cittadini ai titoli di giornali", riscontrando l'impegno di "tutti i partiti ad accelerare sull'agenda" di governo.
Tra scambi sempre abbastanza aspri, nella maggioranza si è consumata una nuova giornata al cardiopalma con al centro ancora il tema della giustizia. Questa volta non si è trattato della prescrizione bensì delle intercettazioni. E il 'teatro' della nuova spaccatura è stato il Senato, dove i numeri sul filo non consentono incidenti.
Tanto che di fronte al nuovo 'casus belli' sollevato da Italia viva, sia il governo che Pd, M5s e Leu per tutto il giorno hanno tentato una mediazione, rinviando l'avvio dell'esame in Aula del decreto intercettazioni, sul quale è ormai scontata la fiducia, visto che scade il 29 febbraio e deve ancora passare alla Camera.
Solo in serata, dopo una serie infinita di riunioni, vertici, contatti, l'intesa è stata raggiunta e la maggioranza ha evitato di presentarsi divisa all'appuntamento con il voto - prima in commissione Giustizia e poi in Assemblea - dagli esiti tutt'altro che scontati, perché se i renziani, in mancanza di un accordo, avessero votato con le opposizioni, la maggioranza avrebbe rischiato di andare sotto, salvo il 'soccorso' esterno di alcuni senatori al di fuori del perimetro ufficiale dei gruppi che sostengono il governo.
La scelta di Rostan
Una decisione che non avrebbe comunque destato sorpresa: un esponente di primo piano di Leu alla Camera ha sottolineato infatti che "la collega aveva già provato a passare autonomamente al Partito democratico. Ora prendiamo atto che ha cambiato idea, scegliendo una collocazione opposta. È una operazione di trasformismo che nulla ha a che vedere con la politica", ha commentato la stessa fonte, "da chi cerca una collocazione personale".
Nel partito di Roberto Speranza, tuttavia, c'è la certezza che "questo passaggio non cambierà nulla nella tenuta del governo, anche perché tradizionalmente il problema dei numeri e' al Senato".
La deputata campana, nata 32 anni fa a Polla in provincia di Salerno, laura in Giurisprudenza ed avvocato civilista, viene eletta alla Camera per la prima volta alle elezioni politiche del 2013, nelle liste del Partito Democratico nella circoscrizione Campania 1. Il 14 marzo 2017 abbandona il Partito Democratico ed aderisce ad Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista. Viene quindi candidata alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 con Liberi e Uguali, venendo rieletta deputata.