L’Emilia-Romagna? “È votata a coniugare gli interessi contrapposti, a negoziarli sempre. È una regione riformista ante litteram”. Lo sostiene Sergio Cofferati, l’ex leader della Cgil ed ex sindaco di Bologna che nel 2004 riconsegno il capoluogo emiliano alla sinistra dopo la parentesi di centrodestra che nel 1999 conquistò il Comune con Guazzaloca, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano.
Secondo Cofferati, l’Emilia è come se fosse rosso solo esternamente, nell’involucro, ma invece profondamente bianca dentro, ma aggiunge l’ex sindaco ed ex leader del sindacato rosso, “Salvini non è Guazzaloca, perché non c’è visione alternativa della società ma solo voglia di rendere la pariglia”. “Un assetto muscolare e nient’altro”, dunque, anche se “non c’è dubbio che Salvini abbia un popolo”, pur tuttavia Cofferati dubita che “quel popolo sia connesso in una rete, stia insieme condividendo i valori”. Sono, semmai, “tanti singoli che fanno gruppo” ma “ciascuno con una individualità, una speranza, un’idea di società distante dall’altro”. E ciò che li accomuna è “l’avversione, la contrarietà, a volte l’odio” ma senza nulla di strategico, senza orizzonte.
Per Cofferati domenica prossima, 26 gennaio, in Emilia “se gli emiliani vanno a votare, vince Stefano Bonaccini” tuttavia “la partita è aperta anche se sono entrati nuovi giocatori in campo”, come le Sardine, che l’ex sindaco ed ex leader Cgil vede come “figlie di quelli che l’altra volta disertarono le urne” e considera anche “un bel ristoro per il centrosinistra”. E per Cofferati la sensazione è che “anche se nuotano con il mare grosso, qualcosa di nuovo si stia realizzando” e non è affatto “una suggestione”. Un fenomeno decisivo nel voto di domenica prossima.