La decisione potrebbe arrivare già domani in serata: i giudici della Consulta si preparano a decidere sull'ammissibilità del referendum sulla legge elettorale, proposto da 8 Consigli regionali (Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria), per l'abolizione della quota proporzionale nell'attribuzione dei seggi in collegi plurinominali sia alla Camera che al Senato.
Domani mattina, in udienza a porte chiuse, la Corte costituzionale inizierà ad affrontare la questione: a prendere la parola, oltre al giudice relatore Daria de Pretis, saranno gli avvocati Mario Bertolissi e Giovanni Guzzetta, in rappresentanza dei delegati dei Consigli regionali di Abruzzo, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Veneto.
Mentre il Governo ha deciso di non costituirsi in giudizio tramite l'Avvocatura generale dello Stato, il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, con gli avvocati Felice Besostri e Pietro Adami, parteciperà all'udienza per chiedere l'inammissibilità del referendum che, a loro parere, "lascerebbe l'Italia senza una legge elettorale immediatamente applicabile".
Non prenderanno la parola ma potranno assistere all'udienza il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, in qualità di delegato della Regione Basilicata, e il presidente del Consiglio regionale del Veneto, come delegato della Regione, Roberto Ciambetti: entrambi hanno presentato un'istanza per essere presenti in udienza, accolta dalla presidente della Corte Marta Cartabia.
È la prima volta che questo accade, anche alla luce delle nuove regole che la Consulta si è data per una maggiore apertura alla società civile. I giudici, al termine della discussione, saranno impegnati in udienza pubblica con altre cause: solo nel pomeriggio si riuniranno in camera di consiglio per decidere.
Se anche la Corte Costituzionale - come già fatto dalla Cassazione che il 20 novembre dichiarò "conforme alle norme di legge" la richiesta di referendum - darà il suo via libera, gli italiani dovranno essere convocati alle urne in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, come prevede la legge.
Il quesito referendario ha ad oggetto alcune norme del decreto del presidente della Repubblica 361/1957 (Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati), del decreto legislativo 533/1993 (Testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica), della legge 51/2019, il Rosatellum ter, (Disposizioni per assicurare l'applicabilita' delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari) e della legge 165/2017 - Rosatellum bis - (Modifiche al sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Delega al Governo per la determinazione dei collegi elettorali uninominali e plurinominali): la proposta di referendum era stata depositata al 'Palazzaccio' da una delegazione guidata dal leghista Calderoli il 30 settembre scorso.