Che anno è stato il 2019 sui social? Come si sono comportati i principali partiti politici e i loro leader, sulle piattaforme digitali? Tutte le leve digitali sono attivabili ai fini della comunicazione politica e i social sono quotidianamente utilizzati, sia a livello personale (leader), che a livello partitico, in modo integrato per veicolare i messaggi più adatti alle differenti target audience; in taluni casi ricorrendo a importanti supporti di advertising.
Basti pensare, ad esempio, che la pagina Facebook di Matteo Salvini @salviniofficial, il leader nettamente più attivo su tutti i social dell’intero panorama politico italiano, è stata supportata con inserzioni su temi sociali, elezioni o politici da marzo, con € 167.026.
Segue Matteo Renzi (Italia Viva) con € 107.883 utilizzate per le sponsorizzate; Silvio Berlusconi (Forza Italia) con € 93.858; € 45.196 di Carlo Calenda (Azione); € 40.435 di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) per finire con le € 1.417 spese per sponsorizzare i contenuti dalla pagina del segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti.
Di Maio non sembra aver sponsorizzato alcun contenuto preferendo spingere la pagina del Movimento con € 49.999. Stesso discorso per il premier Giuseppe Conte.
Sommando il numero dei contenuti, è evidente che è stato l’anno dello schieramento di centro-destra, decisamente più presente, attivo e reattivo su tutti i temi discussi e proposti alle varie audience, e a potenziali elettori di cui si cerca il consenso.
Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, assieme, hanno prodotto il 70% dei contenuti
Senza entrare nel merito o fare valutazione qualitative dei post pubblicati, possiamo tuttavia sostenere che sui social, nel 2019, il centro-destra si è attivato di più e con maggiore efficacia comunicativa.
Per quanto riguarda i temi in agenda più discussi nel corso dell’anno su Twitter, la sorpresa è arrivata col movimento di piazza delle #Sardine, nato online e sviluppatosi sulle piattaforme digitali al punto da generare il maggior volume di conversazioni, seguito da #StopMES e dagli sbarchi della #SeaWatch: in sintesi a stimolare maggiormente le persone a confrontarsi sono state le piazze piene, l’Europa e i temi dell’immigrazione. Persino di più dell’insediamento del nuovo governo PD-5Stelle che tuttavia ha provocato un cambiamento nei linguaggi e toni di Matteo Savini: da Ministro dell’interno dettava l’agenda con tweet e post assertivi e potenzialmente divisivi; da quando è all’opposizione invece ha mitigato e ammorbidito la sua comunicazione inseguendo i trending topic.
Vedremo nel 2020 cosa succederà e come verranno declinati i contenuti e i linguaggi della politica italiana ai fini della comunicazione digitale per la ricerca del consenso, ripartendo da una certezza: bisogna esserci. Questi strumenti, infatti, sono una parte strategica e fondamentale della ricerca del consenso. Non è un caso che Matteo Salvini (con all’attivo 140 mila followers) sia il primo politico italiano a debuttare su TikTok, l’app cinese attualmente con le migliori performance di crescita, amata dai teenager di tutto il mondo: brevi video accompagnati da musica ed effetti, linguaggi elementari, per cercare l’attenzione e possibilmente il consenso di giovanissimi in procinto di diventare maggiorenni, e quindi elettori.