“Siamo una rivolta pacifica. Dare una cornice è come mettere confini al mare”. Nessun partito, perciò. In una lettera a la Repubblica, i quattro fondatori del movimento della Sardine - Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Mattia Santori, Giulia Trappoloni – ripercorrono la vita delle piazze dal 15 novembre in poi per dire che “in 30 giorni si sono riempite 92 piazze in tutta Italia, a cui si sono aggiunte 24 piazze estere, europee e statunitensi” e che “circa mezzo milione di persone sono uscite di casa, al freddo e sotto la pioggia, per dire che la loro idea di società non rispecchiava per nulla quella presentata dall’attuale destra italiana, quella stessa destra che non perde occasione per affermare di avere il popolo dalla sua parte”. E che la forza delle Sardine “è collegare il virtuale al reale”, scrivono i quattro.
Ma cos’è il movimento delle Sardine?
I quattro animatori-fondatori scrivono che “ci organizziamo in tavoli di lavoro geografici e scopriamo che l’integrazione è più facile a dirsi che a praticarsi”, tuttavia “nessuno è portatore di verità assolute e il dialogo, che passa dall’ascolto, è l’unica sintesi di quelle differenze che, contaminandosi, rimarranno tali anche dopo essersi confrontati”. Obiettivi? La risposta è che “ci diamo una strada comune: tornare nelle piazze, nelle strade, nei territori”.
E oggi?
“Il 20 dicembre – rispondono – siamo quattro trentenni come ce ne sono tanti in Italia. Il processo che abbiamo contribuito a creare sarà lungo ma intanto è iniziato. E per quanto possiamo essere qualcuno all’interno delle piazze, dei nostri collettivi e dei nostri circoli, non siamo nessuno all’interno di questo processo”. Ma le sardine chi sono? Quale soggetto rappresentano? “Le Sardine non esistono, non sono mai esistite. Sono state solo un pretesto. Potevano essere storioni, salmoni o stambecchi. La verità è che la pentola era pronta per scoppiare. Poteva farlo e lasciare tutti scottati. Per fortuna le sardine le hanno permesso semplicemente di fischiare”.
Nessuna trasformazione in "partito"
Andrea Garreffa, Roberto Morotti, Mattia Santori, Giulia Trappoloni sostengono che “l’Italia è nel mezzo di una rivolta popolare pacifica che non ha precedenti negli ultimi decenni. Chi cercherà di osteggiarla sentirà solo più acuto il fischio, chi tenterà di cavalcarla rimarrà deluso”. Quanto al futuro delle Sardine, “la forma stessa di un partito sarebbe un oltraggio a ciò che è stato e che potrebbe essere. E non perché i partiti siano sbagliati, ma perché veniamo da una pentola e non è lì che vogliamo tornare. Chiedere che cornice dare a una rivolta è come mettere confini al mare. Puoi farlo, ma risulterai ridicolo”.
L’unica certezza? “Che siamo stati sdraiati per troppo tempo. E che ora abbiamo bisogno di nuotare”, concludono le quattro sardine fondatrici di un movimento inedito.