È partita, in 'automatico', davanti ai probiviri, la procedura di espulsione prevista dal regolamento M5s nei confronti del senatore Gianluigi Paragone che ha votato contro la legge di Bilancio, nell'Aula di Palazzo Madama. "Un conto è cacciarmi, un conto è dire Paragone si dimetta", ha sottolineato lo stesso senatore a 'Tagada'' su La7.
A Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, Paragone ha mostrato il dito medio in risposta alla domanda dei conduttori su quale gesto farebbe nel caso venisse cacciato dai 5 stelle. "Per espellermi dovranno sudare, si apra questo procedimento, io difenderò le mie ragioni facendo valere il programma. Sarò io a vincerla", ha spiegato.
Perché è così sicuro che non verrà espulso? "Possono anche farlo ma vorrebbe dire che il programma elettorale è una burla, visto che lì c'erano scritte le stesse cose che io dico anche ora. Io voglio rimanere fedele al programma elettorale, difendo i miei 'no'". Se uscisse dal M5S andrebbe nella Lega? "No, assolutamente no". Se venisse espulso, andrebbe nel gruppo Misto? "Ma non mi cacceranno...".
Grillo o Di Maio l'hanno chiamata? "No, non mi hanno chiamato e non ci siamo visti". Ieri Grillo era Roma, ma lei era a cena con Di Battista... "Con lui e con degli attivisti: evidentemente non è vero che il mondo 5S mi vede come un marziano...". Prima di lasciare lo studio radiofonico, infine, Paragone ha imbracciato la chitarra e ha cantato una versione 'politica' del brano natalizio 'Tu scendi dalle stelle', che è diventata 'Non lascio i Cinquestelle'.