“La Brexit è una ferita ma l’esito delle elezioni porta ad un’uscita ordinata del Regno Unito scongiurando il no deal e mettendo fine a tre anni di confusione ed incertezza”. In un intervista a la Repubblica, commenta così David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo, l’esito del voto inglese.
Ora, si augura Sassoli, “ci aspettiamo che finalmente le istituzioni britanniche completino in fretta la ratifica dell’accordo perfezionato a ottobre. Appena lo faranno, il Parlamento europeo sarà pronto ad esprimersi per arrivare all’uscita il 31 gennaio”. Poi chiosa: “I nostri paesi li salviamo solo con un’Europa più forte”.
Il passo successivo sarà, invece, quello “pensare alle future relazioni tra Europa e Gran Bretagna” e, naturalmente, “tutto sarà condizionato dal rispetto degli accordi, compresi i 40 miliardi che il Regno Unito dovrà versare alle casse dell’Ue per impegni già assunti” ricorda Sassoli senza fare sconti a Londra.
Un altro obiettivo, secondo il Presidente dell’Assemblea di Bruxelles, è puntare a “un accordo commerciale di libero scambio senza dazi, alla difesa del mercato interno e delle libertà fondamentali”. E in questo caso, “ovviamente, ci sarà uno scrupoloso esame del valore economico delle rispettive aree commerciali”. “Per noi – ricorda Sassoli – la difesa dei nostri cittadini, imprese, merci e standard sanitari verrà prima di tutto”.
Quale lezione deve trarre la sinistra europea dal voto del Regno Unito anche sulla base della disfatta del modello radicale di Corbyn? Secondo Sassoli, il risultato dice che “è inutile tenere la testa rivolta all’indietro”.
Quindi il Presidente analizza: “La crisi dei Laburisti è la crisi di un modo di guardare il mondo. Non sono stati capaci di dire che volevano restare in Europa e non hanno saputo offrire una proposta alternativa a quella di Johnson. Il Pd e la sinistra italiana invece hanno la grande chance di far coincidere la loro visione politica con l’agenda europea coniugando la difesa dell’ambiente con crescita, redistribuzione e rafforzamento del modello sociale europeo”.
Infine, quanto a Salvini che fa le lodi a Johnson, Sassoli commenta così: "È uno che guarda indietro, al passato, che ripropone una centralità delle nazioni astratta e ormai svanita. Trump, Johnson e Salvini sono il passato. Se agli imprenditori del Nord Italia proponi un’Europa con dazi e frontiere vediamo cosa rispondono. I nostri paesi li salviamo solo con un’Europa più forte”.
E aggiunge: “In Europa, Stati Uniti e Gran Bretagna vivono circa 900 milioni di persone, ma fuori ce ne sono quasi 7 miliardi. E tutti vogliono crescere e ne hanno il diritto”. “Noi – conclude Sassoli – abbiamo l’opportunità di usare il nostro peso economico, il nostro know how e la nostra storia democratica per lanciare un modello che partendo dalla difesa del pianeta può regolare i meccanismi della globalizzazione”.