Verrà depositata nella mattinata di oggi al Senato la risoluzione della maggioranza sul Mes. Il Pd ha spinto affinchè venisse presentata ieri sera, ma il Movimento 5 stelle ha frenato, riferiscono fonti parlamentari. Sia perché alcuni passaggi del testo non sono ancora definiti - i pentastellati non gradirebbero l'accenno alla necessità di procedere "in modo progressivo" riguardo la "logica di pacchetto" -, sia perché oggi si dovrebbe tenere un'altra riunione del gruppo a palazzo Madama.
Ieri sera, inoltre, è saltata l'assemblea congiunta ma riunioni tra i pentastellati sono andate avanti tutta la giornata. Alla Camera ma soprattutto al Senato. Di Maio è stato più volte applaudito dagli esponenti M5s a palazzo Madama, ha ripetuto che questo meccanismo europeo di stabilità, così come è stato concepito, non piace a nessuno ma ha sottolineato che è inutile alzare ora le barricate, meglio prendere tempo e attendere che magari altri Paesi si schierino al fianco dell'Italia.
La risoluzione alla quale hanno lavorato il ministro Amendola e il sottosegretario Agea è stata molto semplificata e ruota attorno alla necessità che il Parlamento venga coinvolto nella decisione finale. Tuttavia diversi pentastellati - soprattutto al Senato - non sarebbero affatto convinti di mettere la faccia sul via libera al documento. Al momento tra no e astensioni dovrebbero esserci cinque o sei ad opporsi alla linea tracciata.
Si fanno i nomi di Grassi, Paragone, Lucidi, ma critici sul Mes sono anche altri. E così potrebbero esserci - questa la convinzione anche nella Lega - una ventina di assenti nel Movimento 5 stelle a palazzo Madama, nel momento in cui il premier prenderà la parola per spiegare la posizione dell'esecutivo.
I numeri necessari
Per il via libera alla risoluzione serve una maggioranza semplice ma qualora i sì si fermassero sotto quota 161 si aprirebbe un problema serio - dicono dalla Lega - per la maggioranza: sarebbe l'immagine della crisi. Nel governo tuttavia c'è la convinzione che la risoluzione passerà senza problemi. E che magari ci saranno assenze anche nelle fila di Forza Italia.
L'ala moderata azzurra avrebbe lavorato ad una propria risoluzione ma fino all'ultimo Lega e Fdi proveranno a trovare una posizione comune nel centrodestra. È la linea di Salvini e Meloni, ma anche quella di Berlusconi. Tuttavia tra le fila azzurre c'è chi ribadisce la linea 'europeista' e la necessità di non seguire i 'sovranisti'. Si giocherà quindi sulle presenze e le assenze per capire qual è lo stato di salute nella maggioranza e nell'opposizione.
I fari sono puntati soprattutto sul rapporto tra il Pd da una parte e M5s e Iv dall'altra. Tanti i fronti aperti. A partire dalla giustizia, con i dem intenzionati - ci dovrebbe essere una riunione nella giornata di mercoledì degli 'sherpa' - a presentare una propria proposta di legge sulla prescrizione processuale qualora il ministro della Giustizia non dovesse aprire a norme di garanzia sulla durata ragionevole dei processi.
Fibrillazioni pure sulla legge elettorale: il Pd punta ad una soglia media del 5% per quanto riguarda il sistema 'spagnolo' ma Italia viva è contraria a questo modello. In ogni caso non mancano le tensioni, tanto che ieri sera il segretario dem Zingaretti ha ribadito che con le polemiche non si va avanti. "Se ci sono le condizioni bene altrimenti noi non difendiamo le poltrone", ha sottolineato riferendosi agli "sgambetti" e alla voglia di piantare "bandierine" da parte degli alleati.
Il premier Giuseppe Conte, invece, ha confermato l'intenzione di arrivare ad un cronoprogramma a gennaio ma non sarà facile mettere d'accordo tutte le forze della maggioranza sulle priorità da portare avanti.