I 14 europarlamentari del Movimento 5 Stelle si sono divisi sul voto alla nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, che mercoledì ha ottenuto la maggioranza di 461 voti a favore dell'assemblea di Strasburgo. Dopo averla sostenuta in modo compatto lo scorso mese di luglio, Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini hanno deciso di opporsi mentre Eleonora Evi e Rosa D'Amato hanno preferito l'astensione, dopo che nella riunione di delegazione di ieri era stato deciso per il "sì" al nuovo esecutivo comunitario. Gli eletti pentastellati non sono entrati in nessun gruppo politico al Parlamento europeo dopo le elezioni dello scorso mese di maggio e fanno quindi famiglia a sè quando si tratta di decidere, appartenendo ai "non iscritti".
Le ragioni dei dissidenti
I "dissidenti" hanno comunicato la loro intenzione di non seguire l'indicazione al leader del Movimento, il ministro degli Esteri Luigi di Maio, che però non è riuscito a farli desistere. Dopo il voto di oggi, Corrao ha spiegato le sue ragioni in un lungo amareggiato "post" sul profilo Facebook, assumendo "la piena responsabilità politica" della sua decisione. "Non sono attratto dalle luci del potere - scrive Corrao - non credo che chi ha sempre fatto danni possa risolverli e soprattutto non credo che possiamo sostenere coloro a cui ci siamo sempre opposti per DNA. Questi sono quelli dei vincoli, del fiscal compact, del MES, del cappio al collo alla Grecia, dello strapotere tedesco. Questa Commissione Europea è in perfetta continuità con il recente passato e io non me la sento di registrare il mio voto a loro sostegno. Io continuerò ad oppormi, costi quel che costi. Siamo un movimento anti-establishment che si sta comportando come la sbiadita copia del PD che invece sistema lo è e dal sistema riceve innumerevoli vantaggi".
Corrao ha attaccato anche il commissario italiano Paolo Gentiloni: "nominato dal subentrante governo giallorosso, tra le nostre inascoltate proteste, per capacità di supercazzole e scappare a qualsiasi risposta non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi". Il voto alla commissione, ha spiegato ancora, "era una fiducia incondizionata (non ci saranno altri voti) a un sistema che non ci rappresenta, lontano anni luce dai bisogni del popolo e che dobbiamo contrastare e combattere, facendo ovviamente con serietà il nostro lavoro nelle istituzioni come abbiamo sempre fatto. Il mio voto in dissenso è un atto politico per cui potrei subire anche ritorsioni e ripercussioni (non mi stupirei), per questo chiedo a chi è d'accordo con questa posizione mia, di Piernicola, di Rosa e di Eleonora, e avrebbe fatto lo stesso, di starci vicino. O si torna a fare il MoVimento, con coraggio per cambiare davvero le cose, o si muore. Io di paura non ne avevo prima non ne ho adesso".
Sulla stessa linea il collega Pedicini, che parla di "non svendere l'identità del movimento" e della delusione per le audizioni dei commissari designati, compreso l'italiano Gentiloni: "Abbiamo partecipato alle audizioni dei commissari designati che, alle domande più scomode, sfuggivano come anguille con risposte in perfetto stile politichese".
Beghin parla di "scelte personali"
La capodelegazione Tiziana Beghin ha provato a spiegare quanto accaduto, rivendicando la scelta della maggioranza: "la posizione del M5S è a favore di questa Commissione, che è anche espressione del governo nazionale". La maggioranza di governo Pd-5 Stelle, ha aggiunto, ha "espresso un commissario" e inoltre "abbiamo nostri ministri che hanno necessità di avere un supporto da parte dei parlamentari europei: questa e' la nostra posizione". Il fatto che ci siano stati 4 deputati che non hanno seguito l'indicazione, dipende dall'"anima diversificata del Movimento": come ha sintetizzato Beghin, "c'è chi non si sente a proprio agio, ma è una scelta personale".
Rispetto a luglio, quando il movimento aveva votato compatto per la presidente Ursula von der Leyen, "ci sono state evoluzioni, sono cambiati l'alleanza di governo e i suoi contenuti, ma abbiamo sempre un governo in cui il Movimento 5 Stelle continua a determinare le politiche europee e lo deve fare con una presenza forte: non si può considerare all'opposizione".