L'accusa più forte è di aver "svenduto" l'Italia firmando il Trattato sul Mes senza coinvolgere il parlamento. Una cosa giudicata "gravissima" e che potrebbe sfociare anche nelle aule di tribunale, almeno stando all'avvertimento lanciato dal leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio. È proprio il leghista a essere artefice del duro j'accuse nei confronti del premier, a cui poi si aggiunge la leader di FdI, Giorgia Meloni. In seguito, una nota il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha definito le polemiche "pretestuose" in quanto il testo non sarebbe stato ancora firmato.
Tutto avviene all'improvviso, mentre l'Aula di Montecitorio è impegnata nell'esame del decreto Sisma. Borghi prende la parola ed è subito bagarre: il leghista infatti riferisce che Gualtieri, in audizione in commissione proprio sul Mes, avrebbe detto che il Trattato, per Conte, è "inemendabile: !Il ministro ci ha detto che Conte ha dato l'ok a un testo inemendabile e a questo punto il presidente deve immediatamente venire in Aula".
Intanto insorge la maggioranza e le opposizioni replicano con cori al grido di "venduti, venduti". Se così fosse, prosegue Borghi, ovvero se fosse vero che il governo rinnova il Mes senza passare per il parlamento, che a giugno con una risoluzione, ricorda il leghista, si era espresso a larghissima maggioranza per il non rinnovo del Trattato, si tratterebbe di "infedeltà in affari di stato, è un reato, l'avvocato del popolo dovrà cercarsi un avvocato, il Parlamento è stato completamente scavalcato. Una cosa gravissima - insiste Borghi - si è passato sopra al Parlamento su un trattato internazionale ratificato a scatola chiusa. Vogliamo qui subito Conte e se non arriva lo porteremo in tribunale", annuncia.
Prende la parola Meloni: "Sottoscrivo le parole di Borghi e chiedo come FdI che Conte venga immediatamente a riferire in Aula". E' quando prende la parola il Pd Piero De Luca, che difende il governo e contrattacca accusando la Lega, che la situazione in Aula diventa ingestibile, tanto che il presidente Roberto Fico, dopo vari richiami, è costretto a sospendere la seduta.
La replica di Gualtieri
"Poiché il testo di riforma del Mes definito a giugno non presenta profili critici per l'Italia, sarebbe bene concentrare l'attenzione sugli altri aspetti del pacchetto, in linea con le indicazioni del Parlamento", spiega il ministro, "in relazione ad alcune polemiche pretestuose che hanno fatto seguito alla mia audizione in Senato"
Sul Meccanismo Europeo di Stabilità, aggiunge, "voglio ribadire quanto da me chiaramente detto: il 13 giugno del 2019 l'Eurogruppo ha raggiunto un ampio consenso su una bozza di revisioni al trattato Mes; il 21 giugno i leader all'Eurosummit hanno preso atto delle revisioni proposte e invitato l'Eurogruppo a continuare i lavori su tutti gli aspetti della riforma e del pacchetto più generale che comprende anche la capacità di bilancio per la convergenza e la competitività e la roadmap per il completamento dell'Unione bancaria. Questo riferimento alla logica di pacchetto è stato inserito su richiesta dell'Italia e a sua volta riflette la richiesta del Parlamento di riservarsi di esprimere la valutazione finale sulla base di tutti gli elementi del suddetto pacchetto".
Gualtieri dice ancora che "il consenso definitivo e formale del governo alla riforma del Mes e al pacchetto non è ancora stato espresso; come ho detto in Commissione, se da un lato il testo non è ancora stato firmato e sono tuttora in corso discussioni e negoziati su aspetti minori interni ed esterni al trattato, la mia valutazione che non ci sia reale spazio per emendamenti sostanziali è di natura politica e non giuridica, in quanto come è noto in questa procedura vige la regola dell'unanimità".