Ancora una donna uccisa, a poche ore dalla celebrazione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. È Ana Maria Lacramioara Di Piazza, 30 anni, di Bucarest, residente a Giardinello, un paesino in provincia di Palermo: ad ucciderla è stato Antonino Borgia, imprenditore 51enne di Partinico, con cui aveva una relazione da circa un anno. L'uomo, sposato, l'ha colpita con un coltello e con bastone, prima di sgozzarla: lei gli avrebbe confessato di essere incinta e che il figlio era suo, chiedendogli dei soldi per sostenere delle spese.
Una buona notizia è arrivata invece via Twitter, dal ministro dell'Economia: è "pronto il decreto ministeriale per il fondo per gli orfani di femminicidio. I soldi non restituiscono l'affetto mancato ma con 12 milioni da lunedì finanzieremo borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento al lavoro". Apprezzamento dal capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio ("Bene governo. Non bastano le campagne, servono azioni concrete perché nessuno rimanga solo"), dalla vicepresidente FI della Camera Mara Carfagna ("Era ora. Evidentemente le nostre continue sollecitazioni e la campagna di raccolta fondi che abbiamo lanciato giusto qualche giorno fa hanno smosso le coscienze") e naturalmente dal ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti ("Bravo Gualtieri che ha mantenuto l'impegno assunto da subito dal nostro governo di rimediare ad un ritardo non più procrastinabile").
"I dati sono preoccupanti - sottolinea Bonetti all'AGI - e ci impongono di assicurare il massimo sostegno alle donne vittime di violenza. La gravità del fenomeno chiede un'assunzione di responsabilità collettiva, che per le istituzioni vuol dire innanzitutto favorire reti di supporto e di relazioni che aiutino le vittime ad uscire dalla violenza. Le donne vittime di violenza devono sapere che lo Stato c'è e le sostiene".
"C'è un'emergenza - continua la ministra - e c'è bisogno, per farvi fronte, di una profonda trasformazione culturale che accompagni l'efficacia delle leggi, è il Paese che ne ha bisogno. Perché si superino discriminazioni, stereotipi, pregiudizi e si abbattano muri di silenzio. L'inversione di rotta è possibile nell'azione quotidiana, proteggendo le vittime e promuovendo ogni possibile forma di prevenzione e di educazione, a tutti i livelli della società".
"Il femminicidio rappresenta la prima causa di morte delle donne in Italia, serve uno sforzo senza precedenti da parte di tutti affinché si fermi questa tragica emergenza - ha affermato la senatrice del Movimento 5 stelle Cinzia Leone, vice presidente della commissione femminicidio di Palazzo Madama - La legge Codice Rosso in pochi mesi si è rivelata uno strumento importante. È significativo il fatto che su queste norme si confrontino in tutta Italia magistrati, forze dell'ordine, operatori sociali, avvocati, docenti. Sono tanti gli apprezzamenti che registriamo sulla legge".
A Roma, sabato, migliaia di donne hanno dato vita al corteo organizzato, per il quarto anno consecutivo, dal movimento femminista 'Non una di Meno': in testa lo striscione con la scritta "Contro la vostra violenza siamo rivolta' sorretto dalle attiviste con viso celato da una maschera di Lucha Y Siesta, il centro antiviolenza a rischio sfratto poiché situato in uno stabile Atac che la società partecipata vorrebbe alienare.
Alle 16,30 il corteo si è fermato, le manifestanti si sono sedute a terra e sono rimaste in silenzio per un minuto prima di esplodere in un grande urlo liberatorio. Molte le attiviste con una lacrima disegnata o il naso colorato di fucsia in memoria di Daniela Carrasco "Mimo", torturata e uccisa dopo aver partecipato alle proteste di piazza in Cile contro il governo.