Uno pretende che "l'opposizione sia seria e credibile altrimenti fa solo sovranismo da operetta", l'altro gli dà del "bugiardo" o, in subordine, dello "smemorato". L'ennesimo duello tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il leader della Lega, Matteo Salvini si rinnova sul tema del Mes, il meccanismo europeo di stabilità che il Carroccio contesta e sul quale il Movimento 5 stelle vuole chiarimenti.
L'affondo di Conte
Sul negoziato sul fondo salva stati, dice il premier dopo aver partecipato ad Arezzo all'Assemblea dell'Anci, Salvini ha "scatenato un delirio collettivo. Oggi "abbiamo scoperto che c'è un negoziato" ma la trattativa, sottolinea, "è in corso da un anno e più". Il premier, che non nomina mai l'ex alleato di governo, ricorda che anche Salvini "qualche mese fa partecipava ai tavoli dove si discuteva il Mes. Da marzo a giugno 2019 - ribadisce - abbiamo avuto quattro incontri con i massimi esponenti della Lega, dove abbiamo affrontato tutti i risvolti" della questione.
"Il governo deve essere responsabile e lo è - rimarca - sedendosi ai tavoli, difendendo gli interessi nazionali in modo serio e rigoroso e studiando i dossier. Quando invece si partecipa ai tavoli a propria insaputa e poi si disconosce o non si capisce quello che si era studiato o si fa finta di nulla per suscitare scandalo e delirio", si assume un comportamento "irresponsabile. Pretendo che l'opposizione sia seria e credibile, perché così tutti difendiamo gli interessi nazionali. Altrimenti - è la stoccata finale - è un sovranismo da operetta".
La risposta di Salvini
Parole che il capo della Lega commenta nel giro di mezz'ora: "Il signor Conte è bugiardo o smemorato. Se fosse onesto direbbe che a quei tavoli, così come a ogni dibattito pubblico, compresi quelli parlamentari, abbiamo sempre detto di no al Mes". L'ex ministro degli Interni invita ad andarsi a rileggere le "numerose dichiarazioni a testimonianza della contrarietà espressa da tutti i componenti della Lega, ministri compresi" e non perde l'occasione per lanciare nuove accuse al capo del governo: "Non è difficile da ammettere".
"Cosa teme il presidente del Consiglio? Ha forse svenduto i risparmi degli italiani?" L'opposizione contesta intanto i tempi sul chiarimento chiesto a Conte. La decisione della capigruppo del Senato di sentire il premier il 10 dicembre, nell'ambito dell'informativa che precede del Consiglio europeo del 12, non sta bene alla Lega, a Forza Italia e a Fratelli d'Italia.
"Riteniamo che venti giorni siano troppi e che le proposte di modifica di questo meccanismo debbano essere portate a conoscenza del Parlamento prima che ci presentino un pacchetto 'prendere o lasciare", dice Massimiliano Romeo, presidente dei senatori leghisti. Anche Luca Ciriani, capogruppo di FdI, chiede tempi meno lunghi: "La vicenda ha un respiro nazionale molto importante per il futuro e la sovranità del Paese, solo il presidente del Consiglio può riferirne al Parlamento".
Per il Partito democratico, invece, "la campagna di comunicazione di queste ore è una tempesta in un bicchier d'acqua". Il capogruppo Pd in commissione Politiche Ue della Camera, Piero De Luca, spiega che a metà giugno "il vertice euro ha preso atto dell'accordo raggiunto sulla revisione del Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità, rinviando la firma finale al dicembre 2019".