Con ancora davanti agli occhi “la bellezza quasi struggente di una città unica al mondo e insieme i segni della distruzione causata dalla furia dell’acqua e dalla corrosività della salsedine”, in un’intervista al Correre della Sera il premier Giuseppe Conte annuncia che “il Il 26 novembre ho convocato un ‘Comitatone’ interministeriale per la salvaguardia di Venezia, nel corso del quale verrà discussa anche la governance per i problemi strutturali della città, come quello delle grandi navi e del Mose” e anticipa anche “il sindaco sarà nominato commissario in relazione allo stato di emergenza che ieri abbiamo deliberato in Cdm”.
Dopo la nomina del commissario del Mose, nella figura di Elisabetta Spitz, già al Demanio, al quotidiano di via Solferino che fa notare che manca ancora la nomina del provveditore alle opere pubbliche che è la figura che si occupa dell’intera salvaguardia e tutela della laguna, il premier ribatte che “la ministra De Micheli ha terminato sette giorni fa l’interpello e fra qualche giorno deciderà sui risultati di questa procedura pubblica”.
Mentre sui fondi da destinare a Venezia, Conte afferma che “per quanti fondi destinare a Venezia dopo lo stato di emergenza di queste ore attendiamo la puntuale ricognizione dei fabbisogni e degli interventi che il sindaco ci ha garantito farà nei prossimi giorni” e “quando avremo il quadro complessivo – aggiunge il premier – stanzieremo quanto necessario per le opere di ripristino, e con il ministro Franceschini anche per gli interventi sui beni culturali”.
Ma Conte fa osservare che intanto “nel Consiglio dei ministri di ieri abbiamo deliberato lo stato di emergenza per la città e stanziato i primi 20 milioni per gli interventi più urgenti. Il prossimo passo sono gli indennizzi a privati e commercianti, poi i fondi per rifinanziare la legge speciale per Venezia”.
E in un’altra intervista a La Stampa di Torino, il premier torna sulla necessità di portare a termine l’opera di ingegneria idraulica all’ingresso della laguna veneziana, affermando che “ultimare la realizzazione dell’opera è inevitabile. Ad oggi il Mose è realizzato al 90-93% circa, siamo alle battute finali e i fondi investiti sono tanti. Elementi questi che, insieme a una valutazione di interesse pubblico, rendono impensabile qualsiasi soluzione diversa”.
Oggi, ha poi sottolineato il presidente del Consiglio, “stiamo facendo i conti con diverse emergenze, Venezia, l’ex Ilva, le tensioni commerciali, che richiedono una risposta corale del sistema Italia, a cui ho sempre fatto affidamento”.