All'indomani dell'annuncio dell'addio di Arcelor Mittal, il tema del destino degli stabilimenti e dei lavoratori dell'ex Ilva rimane al centro del dibattito politico. Giuseppe Conte richiama l'azienda, i cui vertici incontrerà per dare seguito agli obblighi del contratto e promette che il governo sarà "inflessibile sul rispetto degli impegni". Il gruppo indiano ritiene però impossibile restare anche con il ripristino dello scudo penale.
E la maggioranza non è compatta sul tema: mentre M5s è contrario alla re-introduzione del cosiddetto scudo penale per i reati ambientali, il Pd apre all'ipotesi cui si dichiara a favore Italia viva di Matteo Renzi. "Arcelor Mittal non trovi alibi a proposito di un piano industriale e di un piano ambientale che deve rispettare, rilanciando il sito e realizzando gli interventi di bonifica promessi. Chi inquina paga ma chi deve attuare un piano ambientale non può rispondere penalmente su responsabilità pregresse e non sue. Proporremo iniziative parlamentari in questo senso", scandisce il segretario dem Nicola Zingaretti.
L'azienda: "Contratto non eseguibile nemmeno con l'immunità"
Per l'azienda, però, lo scudo aziendale non basta. Anche se "la protezione legale fosse ripristinata, non sarebbe possibile eseguire il contratto" in quanto c'è la possibilità che, per un provvedimento dell'autorità giudiziaria di Taranto, venga di nuovo spento l'altoforno 2 e "in tal caso dovrebbero essere spenti anche gli altiforni 1 e 4 in quanto, per motivi precauzionali, sarebbero loro egualmente applicabili le prescrizioni" del tribunale sull'automazione degli altiforni. Il contratto sull'Ilva di ArcelorMittal andrebbe considerato "risolto".
È quanto si legge nell'atto di citazione di ArcelorMittal all'Ilva in amministrazione straordinaria - depositato al tribunale di Milano - pubblicato questa sera dal sito del "Corriere del Giorno", giornale on line di Taranto. Lo staff di legali di ArcelorMittal, come prima richiesta al Tribunale di Milano, fanno quella di dichiarare sciolto il contratto per l'Ilva di Taranto in quanto venendo meno la protezione legale, ArcelorMittal ha legittimamente esercitato il diritto di recesso.
In subordine la richiesta è di dichiarare comunque risolto il contratto per "impossibilita' sopravvenuta" a causa delle vicende giudiziarie che coinvolgono parti dell'impianto e che mettono a rischio la sua attività. Infine, i legali di ArcelorMittal indicano che - se queste motivazioni non fossero ritenute sufficienti - c'è l'ulteriore richiesta di annullamento del contratto "per dolo". In particolare, si sostiene che le società in amministrazione straordinaria, in fase di data room, "hanno deliberatamente descritto in maniera erronea e fuorviante circostanze fondamentali relative alle condizioni dell'altoforno 2 e allo stato di ottemperanza delle prescrizioni" indicate dal Tribunale di Taranto per adeguare gli altiforni.
L'ipotesi Jindal, quella per il reintegro dello scudo
Dal canto suo, Renzi smentisce di essere al lavoro per una cordata che faccia capo a Jindal (il cui presidente e a.d sarà giovedì in Italia). "Io faccio il senatore non il costruttore di cordate", dice il senatore il Rignano sull'Arno. "Jindal ha un investimento in Italia, è ovvio che viene in Italia. Ha fatto un bel investimento a Piombino, spero vada avanti ed è chiaro che merita attenzione, anche del ministro Patuanelli. Non credo ci sia in programma un incontro".
Tra le vie per arrivare a una soluzione sull'ex Ila vi potrebbe essere la re-introduzione dello scudo con un emendamento al decreto fiscale o la preparazione un decreto d'urgenza ad hoc. E su questo potrebbe arrivare una convergenza addirittura dell'opposizione. "Se perdiamo l'Ilva perdiamo tanto, se non tutto. Ho letto che Conte vuole fare un decreto di urgenza, tornando indietro. Se fanno un decreto che tutela Ilva, i voti della Lega ci sono", apre Matteo Salvini. Seguito da Forza Italia. "Noi abbiamo già presentato un emendamento per ripristinare lo scudo penale", ricordano Antonio Tajani e Mariastella Gelmini, che auspicano una "convergenza bipartisan in Parlamento".
Il caso Fiber agita il governo
La giornata parlamentare, segnata dal lutto per la morte dei tre vigili del fuoco nell'esplosione di una cascina vicino ad Alessandria, celebrati come "eroi" da Conte e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si è animata in serata, in coincidenza con l'informativa di Giuseppe Conte sul caso Fiber. Nel suo discorso, il presidente del Consiglio ha ricordato di essere stato assente dalla riunione del Cdm che evocò il golden power per Retelit, vicenda per la quale è sospettato di conflitto di interesse.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha ribadito in aula alla Camera di essersi sempre astenuto da premier da ogni decisione sulla vicenda Fiber. Conte ha rimarcato di avere accettato l'incarico professionale pro veritate "nei primi giorni del maggio 2018, quando ancora svolgevo la professione di avvocato e non ero stato ancora designato Presidente del Consiglio (ricordo, in proposito, che il primo incarico mi fu conferito in data 23 maggio)". Il premier ha poi ricordato che fu Salvini a presiedere la riunione dell'esecutivo, suscitando veementi proteste dai banchi leghisti.
"Questi sono paranoici e ossessionati. Sbarchi colpa di Salvini, tasse colpa di Salvini, anche i conflitti di interesse di Conte sono colpa di Salvini. Ma come vivono male questi?", ha replicato il segretario leghista. "Io ossessionato? Vedete quante volte lui parla di me ...", la contro-replica di Conte. La giornata è stata caratterizza anche dal "giudizio critico" di Confindustria al decreto fiscale.
Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha ribadito che gli obiettivi sono "crescita e sostenibilità" e assicurato che il contrasto all'evasione porterà 3,1 miliardi nel 2020. Monito di Paolo Gentiloni da Bruxelles: "L'Italia deve fare qualcosa per ridurre il debito. L'Italia, mi spiace ma è cosi', ha bisogno di disciplina di bilancio ma chi ha spazi di bilancio deve usarli per la crescita".