La manovra si appresta ad affrontare la prova del Parlamento e il clima nel governo non trasmette ottimismo. Le truppe renziane, dall'interno della maggioranza, continuano a cannoneggiare con dichiarazioni al vetriolo contro la plastic tax e i provvedimenti sulle auto aziendali. E a mettere alla prova i nervi degli azionisti di maggioranza del governo arriva anche la tegola di ArcelorMittal.
I dem sono i primi a chiedere al presidente del Consiglio di convocare i vertici dell'azienda, mentre Matteo Renzi si scaglia contro la scelta del governo giallo-verde di eliminare lo scudo penale sugli interventi ambientali, una delle ragioni che hanno portato il gruppo franco-indiano a fare il passo indietro rispetto all'acquisto. È Carlo Calenda, tuttavia, a ricordare al leader di Italia viva e al ministro Bellanova di aver votato "insieme a M5S e Pd l'emendamento che eliminava lo scudo penale" e a chiedere al senatore di Rignano di ammettere l'errore.
"Sulla vicenda dell'ex Ilva esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e lo sconcerto per l'annuncio da parte di Arcelor Mittal del disimpegno sull'azienda. Non si perda tempo: il presidente Conte convochi immediatamente Arcelor Mittal", spiega Pietro Bussolati della segreteria dem aggiungendo, a proposito dello scudo penale, che "non si scherza con i lavoratori e con l'ambiente: pretendiamo serietà e rispetto". Intanto, Giuseppe Conte convoca a Palazzo Chigi il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.
Uno scenario che dal Nazareno viene osservato con preoccupazione. Il segretario Nicola Zingaretti richiama tutti alla responsabilità necessaria "per andare avanti" con l'azione del governo. Parole indirizzate soprattutto a Italia Viva: Matteo Renzi nelle pause dalla sua attività di conferenziere a New York e Riad, non ha mancato di volgere lo sguardo alle faccende italiane avvertendo a più riprese sulla volontà del suo partito di mettere mano in Parlamento alle minitasse contenute nella manovra.
E, per dare più peso alle sue parole, ha sottolineato che - se per l'abolizione di Quota 100 i numeri non ci sono - nel caso di plastic tax, sugar tax e auto aziendali il pallottoliere potrebbe cambiare. Parole dietro le quali i dem vedono la tentazione di un blitz renziano che sfrutti maggioranze trasversali. In parlamento si possono fare modifiche come sempre (a saldi invariati), è il ragionamento che si fa tra i dirigenti Pd, ma se concordate nella maggioranza, non con blitz o maggioranze trasversali.
Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, si è detto possibilista su una rimodulazione di quei provvedimenti. Una apertura che Matteo Renzi ha accolto come una vittoria personale: "Per 24 ore un fiume di polemiche contro di me. Ora retromarcia in corso sulle nuove tasse (plastica e auto aziendali) Bene! Apprezzo il buon senso del ministro Gualtieri. Per Italia Viva conta solo il risultato".
I democratici si apprestano, così, a disinnescare la nuova "mina Renzi". Già mercoledì, nel corso dell'assemblea del gruppo alla Camera, si potrebbe toccare l'argomento. Sulla plastic tax si parla di una rimodulazione, togliendo dall'elenco quelle plastiche riciclabili o che obbediscono a criteri di basso impatto ambientale.
Diverso il discorso sulle auto aziendali per le quali non si prevede una "nuova tassa" ma la riduzione di un sussidio fiscale a favore di imprese e privati che usufruiscono dell'auto aziendale. Rispetto alla proposta iniziale che prevedeva il restringimento del fringe benefit del 100 per cento per tutti, in manovra la stretta riguarda solo i veicoli inquinanti, mentre il fringe benefit è mantenuto per le auto elettriche o ibride al 30 per cento, viene tagliato al 60 per cento per quelle a bassa emissione ci CO2. Anche qui, tuttavia, il Pd potrebbe presentare delle proposte per rimodulare la tempistica, spalmando il restringimento del fringe benefit su più anni.