Ira di Silvio Berlusconi contro Mara Carfagna. Si accomodi fuori da Forza Italia chi critica in maniera "strumentale" le posizioni del partito, fa capire il Cavaliere. "Mi aspetto che nel Movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dei dubbi sul nostro impegno a fianco di Israele e del popolo ebraico, contro l'antisemitismo e ogni forma di razzismo", scandisce nella nota, diffusa all'indomani delle critiche della vice presidente della Camera all'astensione di FI alla istituzione della commissione Segre.
L'incontro con Toti
"Le discussioni, sempre legittime, si fanno all'interno e non a colpi d'agenzia: se qualcuno vuole invece seguire strade già percorse da altri, ne ha naturalmente la libertà, ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia sollevando dubbi sui nostri valori e sui nostri comportamenti", aggiunge Berlusconi. E il riferimento alle "strade percorse da altri" non sembra casuale, dal momento - dopo poche ore - Carfagna riceve, nel suo ufficio a Montecitorio, il governatore ligure, Giovanni Toti, ex FI e fondatore di 'Cambiamo'.
"Io ascolto, sento. Ho visto che c'è un po' di malumore. Da una parte, Mara mi sembra un po' delusa; dall'altra, non a suo agio. A me non ha detto che strappa", dirà poi Toti ai cronisti, al termine del colloquio durato circa mezz'ora. "Io appartengo alla gamba moderata di una coalizione ortodossa di centrodestra, dialogo con tutti. Anche con FI, ora che sono uscito. Il problema di FI è che continua a perdere voti. Se vuoi invertire il senso di marcia devi ingrandire quell'area lì, dei moderati".
Un divorzio annunciato?
Il problema è che tra gli azzurri è diffusa la convinzione che il divorzio da Carfagna sia solo una questione di tempo. "Toti e Carfagna sono due morti che camminano. Hanno fatto l'accordo nella disperazione - attacca un 'big' di FI - -. Mara vuole fare i gruppi autonomi non si capisce a che pro, solo per darci fastidio: un giorno si 'vende' a Renzi, un giorno a Conte. Ma non riesce a portarsi dietro neanche i campani senza l'avvallo di Berlusconi. Ieri il Pd aveva bocciato la nostra e noi ci siamo astenuti, farci apparire come razzisti è vergognoso".
Dal canto suo, Carfagna non vuole commentare nè il 'richiamo' di Berlusconi, nè l'incontro con Toti. L'azzurra prende tempo - è in partenza per Tokyo, dove parteciperà al sesto vertice dei presidenti dei parlamenti dei paesi membri del G20 - e cerca di schivare le pressioni di chi nel partito la vorrebbe 'spostare' a sinistra. Ma la nota firmata dagli otto senatori di FI, critica rispetto alla posizione del partito sulla commissione Segre, potrebbe essere la base eventuale per formare un gruppo autonomo, magari avvalendosi al simbolo dell'Udc.
La rabbia del Cav
In ogni modo, l'irritazione di Berlusconi nei confronti di Carfagna è reale e crescente. Già il Cavaliere si era molto arrabbiato per le critiche che gli erano state rivolte sulla partecipazione alla manifestazione organizzata dalla Lega in piazza San Giovanni, proprio nei giorni antecedenti al voto in Umbria, quindi, danneggiando il risultato, a suo avviso. Risultato che la minoranza si aspettava disastroso ma che, per Arcore, non è stato tale. Ora, l'ex premier si è risentito, non per il distinguo, legittimo come ha scritto, ma per l'accusa, gravissima, di avere sostenuto antisemitismo o razzismo, proprio lui che è sempre stato vicino a Israele. "Prese di posizione e distinguo posti in essere ai soli fini di alimentare sterili polemiche - soprattutto su un tema così delicato - favoriscono chi vorrebbe dipingerci come quello che non siamo e che ci fa addirittura orrore", rimprovera il presidente di FI.
Tra gli azzurri, non ci sarebbe grande preoccupazione per l'attivismo di Toti, che non è più leader di un partito - non è stato invitato sul palco a San Giovanni - ma al massimo può aspirare ad essere riconfermato governatore della Liguria. Nessuno ha i numeri per fare gruppi autonomi - sottolineano fonti parlamentari - e in ogni caso sarebbe iniziativa senza prospettiva politica. D'altronde, solo ieri sera, Berlusconi, in un'intervista al Tg2, ha ricordato che chi è andato via da FI è sparito dalla vita politica.