“È il momento di svuotare i centri di accoglienza libici”. E ancora: “Questa guerra di aggressione intrapresa dalla Turchia va fermata subito”. In un’intervista a la Repubblica, Marco Minniti, già titolare del Viminale al quale si deve il Memorandum di accordo con la Libia, rilancia il suo appello a vigilare sulla sicurezza perché, dice, “il rischio è una drammatica crisi umanitaria ma non perché Erdogan ‘libera’ i siriani che sono ora in Turchia”, un’ospitalità che per altro è frutto di accordi per cui l’Europa ha versato 6 miliardi di euro ad Ankara: “La crisi umanitaria – dice Minniti – può venire da coloro che scappano dalla Siria del Nord, dove ci sono 300 mila sfollati. Se dovesse esserci un conflitto diretto tra siriani e turchi, marciamo sull’orlo dell’abisso. E poi c’è la liberazione dei foreign fighter».
Minniti è anche indignato per il fatto che “il ritiro americano dalla Siria del nord è un azzardo senza precedenti e la rottura di qualunque principio alla base delle relazioni internazionali”, mentre “la comunità internazionale ha chiesto ai curdi di combattere contro l’Islamic State, di impegnarsi per noi” e ora, invece, “sembra che abbiamo dimenticato tutto”.
Perciò “le cose vanno viste in strettissima relazione”. E se tra Siria e Libia ci sono centinaia di chilometri di distanza, per l’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni “non è possibile separare ciò che appare drammaticamente collegato”, ovvero che si rischia un effetto domino in base al quale oggi “una delle rotte che i foreign fighter possono seguire verso l’Europa è l’Africa settentrionale” cosicché “il combinato disposto della crisi siriana e della guerra civile in atto in Libia può far diventare alcuni territori libici un rifugio sicuro per i terroristi dell’Islamic State che scappano dalla Siria”.
Perciò, ad esempio, l’opinione di Minniti è che l’accordo sul famoso Memorandum da lui sottoscritto e approvato subiti dalla Ue, abbia “ancora più valore nell’attuale situazione libica e internazionale” e vada subito rinnovato, proprio perché “è in corso una guerra civile”. E aggiunge, per completare il ragionamento: “Una disdetta unilaterale da parte di uno dei contraenti dell’accordo potrebbe rivelarsi ulteriormente destabilizzante. La Ue piuttosto deve predisporre un piano straordinario per svuotare i centri di accoglienza libici. Deve farlo di intesa con Unione africana e Onu attraverso i corridoi umanitari. Va inoltre riattivato il meccanismo dei rimpatri volontari assistiti. L’Oim in pochi mesi ha rimpatriato più di 25 mila persone. Ma senza quella cornice internazionale di accordi temo che niente potrebbe esserci”.
Ma è chiaro che il decadimento delle istituzioni in Libia, “la corruzione dilagante sono anche l’esito di un intervento della comunità internazionale che ha distrutto il vecchio assetto — e io certo non ho alcuna nostalgia di Gheddafi — senza avere una visione del futuro”. Ma Minniti è in ogni caso certo che “quegli accordi consentono oggi all’Onu di operare in Libia, senza di questo mancherebbero i presupposti più elementari di qualsivoglia missione umanitaria. Ma ora va rimessa in mare la missione Sophia che aveva come obiettivo il contrasto ai trafficanti di esseri umani e il presidio del Mediterraneo”.
Ultima domanda: dopo l’esperienza gialloverde, con la nuova maggioranza 5Stelle-Pd è cambiato qualcosa in termini di accoglienza? Risposta di Minniti: “L’urgenza è cambiare i decreti sicurezza”, perché “con i due decreti sicurezza i giallo-verdi hanno di fatto cancellato la parola integrazione dal vocabolario del nostro paese”, mentre “la storia ci ha insegnato che un paese che meglio integra è un paese più sicuro”. E l’ex titolare del Viminale aggiunge anche: “Un disegno che va completato con lo ius soli che è, vorrei ricordarlo, una legge non sull’immigrazione, ma sull’integrazione”.