“La manovra va letta in un orizzonte triennale, evitando di fermarsi solo agli impegni per il 2020”. In un’intervista al Corriere della Sera, il viceministro dell’Economia Antonio Misiani sostiene che innanzitutto verranno “disinnescate in parte anche le clausole di salvaguardia per gli anni successivi, liberando spazi per le prossime manovre” e che, inoltre, “approveremo 50 miliardi di risorse che si aggiungono a quelle già stanziate con le ultime tre leggi di Bilancio (circa 120 miliardi)” che andranno a finanziare un piano di investimenti pubblici che “si concentrerà sulle politiche ambientali e sulle infrastrutture sociali, a partire dall’aumento dell’offerta di asili nido”.
In pratica, si tratta di 50 miliardi “per i prossimi 15 anni”, che ad avviso di Misiani è “il maggior finanziamento pluriennale mai deciso con una manovra di bilancio”. Stessa cosa vale per la Sanità, con “la conferma dell’aumento di due miliardi nel 2020 e di un miliardo e mezzo nel 2021, previsto dalla legislazione vigente, è una scelta politica importante e non scontata”, ripete il viceministro del dicastero di via XX Settembre, che aggiunge: “L’obiettivo del governo è ambizioso, ma è sostenuto da un insieme di misure incisive che saranno sottoposte al vaglio rigoroso della Ragioneria generale dello Stato”.
Non tutte le misure “verranno cifrate, ma il pacchetto finale sarà coerente con la Nota di aggiornamento al Def – dchiara Misiani – e con l’obiettivo di ridurre in misura importante i circa 110 miliardi di euro sottratti ogni anno al fisco dagli evasori”.
Non ci sarà pertanto l’aumento dell’Iva e In materia fiscale il governo punta nell’arco della legislatura a “un ridisegno complessivo del sistema, che riguarda innanzitutto l’Irpef e che punta a rendere meno gravosa e più equa la tassazione dei cittadini e delle imprese”. E “la pressione fiscale nel 2020 – assicura Misiani – diminuirà, non solo rispetto alle previsioni del governo precedente, ma anche rispetto al livello del 2019”.
Anche grazie alla lotta all’evasione su Imu e Tasi “dove c’è un tax gap di circa 5 miliardi, generalizzando l’invio dei modelli precompilati, come già fanno alcuni comuni, e soprattutto potenziando gli strumenti della riscossione locale”.
Insomma, “la prossima manovra è come un treno in corsa sul quale questo governo è salito appena un mese fa” che però garantirà “lo stop all’aumento dell’Iva, l’avvio del taglio del cuneo sul lavoro, l’aumento degli asili nido e la gratuità degli stessi”. Mentre l’assegno unico per i figli “arriverà con un provvedimento specifico, diverso dalla legge di Bilancio”.
Poi Misiani chiosa: “Ci sono 3,7 milioni di lavoratori dipendenti e collaboratori con redditi inferiori a 8 mila euro annui che non ricevono il bonus da 80 euro. Di questi, solo 300-400 mila accedono al reddito di cittadinanza. È un’area di lavoro fragile e in sofferenza. Si potrebbe aiutarli introducendo una sorta di imposta negativa, cioè un assegno proporzionale al reddito, che partendo dal basso raggiunga, per esempio, gli 80 euro al mese a 8mila euro di reddito”.