Una legge sullo ius soli difficilmente potrebbe vedere la luce in Parlamento. Troppe le diverse sensibilità sia tra gli schieramenti che all'interno delle stesse forze di maggioranza. Un intervento a favore dello ius culturae, invece, potrebbe raccogliere consensi, anche se i tempi non saranno brevi. Ma spiragli si sono aperti nel Pd, nei 5 stelle e tra i renziani. Purché, viene sottolineato, si "proceda con calma e equilibrio, nessuna corsa a tagliare subito il traguardo".
Intanto, dopodomani riprenderà in commissione Affari costituzionali di Montecitorio l'iter sulla proposta di legge a prima firma Laura Boldrini, già incardinata sotto il governo gialloverde. Si tratta, però, solo di un primo passo: ovvero, l'ufficializzazione del cambio del relatore, dal precedente Roberto Speranza, ora divenuto ministro, al presidente della commissione, il pentastellato Giuseppe Brescia. Dopodiché, nelle sedute successive si dovrebbe stabilire il calendario di un lungo e articolato ciclo di audizioni, in attesa che vengano depositate altre proposte di legge. Al momento, accanto a quella a prima firma Boldrini (che però mira a introdurre lo ius soli), c'è quella sullo ius culturae di Renata Polverini, deputata di Forza Italia da sempre favorevole a modificare la legge in vigore.
Già nella scorsa legislatura, quando la Camera approvò in prima lettura la proposta sullo ius soli - poi arenatasi al Senato - Polverini votò a favore in maniera difforme dal suo gruppo. È attesa, poi, una proposta dem a prima firma Matteo Orfini (annunciata dallo stesso deputato). E non viene escluso un testo targato M5s. "Spero che nella discussione pubblica sentiremo meno politici e più storie di vita vera che aspettano risposte", dice all'Agi il presidente Brescia. "Ho ricevuto tante lettere in queste ore di ragazzi felici di aver studiato in Italia, ragazzi con nome straniero ma cuore italiano. Abbiamo votato all'unanimità la legge sull'educazione civica obbligatoria, è da lì che si costruisce la cittadinanza a scuola", conclude il pentastellato. Dopo la frenata impressa ieri dal capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio, condivisa da una parte del Pd, a rilanciare il tema è oggi l'ex premier Enrico Letta, secondo il quale lo ius culturae va fatto subito, trovando la giusta mediazione tra alleati.
La posizione di Letta è condivisa dal ministro pentastellato dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti: "Lo ius culturae? Mi sembra una buona idea, sono completamente favorevole. Sono convinto che bisogna essere intelligenti con l'integrazione e l'inclusione". E a chi, anche nel suo stesso Movimento, non la ritiene una priorità, Fioramonti replica: "Non sta a me deciderlo. Ritengo che sia un tema importante e che sia una questione intelligente, mi auguro che trovi spazio".
Sulla stessa lunghezza d'onda Lucia Azzolina, sottosegretaria di Fioramonti: lo ius culturae è un "traguardo di civiltà". Quanto ai dubbi espressi dal titolare dlela Farnesina, "Luigi è una persona intelligente, sa che su questo tema le opposizioni faranno di tutto per delegittimarlo. Ma il M5s ha sempre vinto quando ha avuto coraggio delle proprie idee e lo ius culturae è un'idea giusta. Per Azzolina, si può arrivare a un testo condiviso con il Pd ma solo se non si forzano i tempi in Parlamento. Anche nel Pd c'è chi spinge: "Il riconoscimento dello ius culturae è nel dna del Pd, perché solo la buona accoglienza fa vera integrazione", sostiene sui social la deputata dem Enza Bruno Bossio.
Torna sulla questione la sottosegretaria al Mise Alessia Morani, che ieri aveva espresso dubbi e perplessità. E replicando a Roberto Saviano, secondo il quale il Pd continua a fare favori alla "peggiore destra", osserva: "Serve creare una condivisione reale su questo provvedimento perché calarlo dall'alto sarebbe il vero favore alla destra. Io credo che lo ius culturae sia una legge necessaria e giusta ma anche che vada fatta in modo equilibrato".
Invita alla cautela e al pragmatismo Matteo Renzi: "Se ci sono i numeri, e Di Maio ci sta, facciamo lo ius culturae. Se non ci sono i numeri, perché i Cinque stelle non ci sono, prendiamone atto. Ma non trasformiamolo in un tormentone come è stato fatto dal governo nel 2017, con un tragico errore", spiega il leader di Italia viva al 'Foglio'.
Per l'azzurra Polverini, invece, i tempi sono maturi: "Non mi pare ci siano le condizioni per fare altro rispetto allo ius culturae - spiega all'Agi - una cosa ormai scontata riconoscere ai bambini che sono già integrati di avere una possibilità in più, la politica si deve mettere in collegamento con la società". Certo, dentro al suo partito le posizioni preminenti sono altre: "In Forza Italia ho sentito molte dichiarazioni anacronistiche che fanno accapponare la pelle e mi auguro non prevalga la linea di seguire questo sovranismo che già ci ha fatto venire il mal di testa. Ricordo - conclude - che Forza Italia nasce come partito liberale, quindi dei diritti, mentre vedo posizioni di retroguardia".
Favorevole allo ius culturae anche Carlo Calenda, ma "prima vanno fatti i rimpatri". Nettamente contrari, invece, Lega e Fratelli d'Italia.