"Ovviamente no, l’avrei detto subito. Io ho ricevuto un WhatsApp quando la decisione già era presa". Lo ha detto il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti a "L’Intervista" di Maria Latella su Sky TG24 rispondendo alla domanda se fosse stato avvisato della scissione da Matteo Renzi prima della nomina dei componenti del Governo. Zingaretti ha spiegato che sulla scelta di lasciare il partito la ministra Teresa Bellanova e il viceministro Ivan Scalfarotto "non mi hanno mai avvisato. Non ne faccio un problema personale, non pretendevo una telefonata. Il problema è spiegare alle persone perché il giorno dopo del giuramento di un Governo accade quello che è accaduto".
Ancora Zingaretti nell'intervista: "Non saluto con favore l’addio di Matteo Renzi, anzi mi dispiace ma è stato un gravissimo errore. Dividersi è sempre un errore. Credo abbia dato a tutti fastidio, addirittura anche a chi non è del Partito democratico, il fatto che, il giorno esatto in cui giurava un Governo che si era così fortemente voluto, un po’ a freddo si è provocata questa rottura. Mi fa molto piacere che da tutta Italia si segnala di tantissime persone che si stanno iscrivendo al Pd".
"Diffido, soprattutto nei momenti delicati per l’Italia, dei partiti personali. Non hanno mai funzionato in Italia. Anche nel campo del centrosinistra ci sono state esperienze che rispetto ma che sono durate pochissimo perché tema non è un leader ma la vita e il futuro delle persone. Non si può legare il destino di un movimento politico al destino di una persona".
Per Zingaretti Matteo Renzi e Matteo Salvini "sono due persone che hanno idee diverse e a tutti e due conviene litigare per avere la ribalta. Ma la grande forza dell’alternativa, il baricentro del cambiamento di Governo in questo Paese si chiama e si chiamerà Partito democratico, che è l’unica grande forza nazionale che intercetta la voglia di cambiamento. È il Partito democratico la garanzia che le destre italiane rimarranno all’opposizione, perché non si sconfigge quella proposta politica con le cerbottane o con le battute giornalistiche".