Dopo il plebiscito a favore di un governo giallorosso sulla piattaforma Rousseau, si apre una notte decisiva per la formazione del Conte-bis, il nuovo governo a trazione M5s-Pd. Una notte di trattative tra i due attori principali del nuovo esecutivo, che coinvolgerà anche i partiti minori che hanno dato il loro assenso al premier incaricato.
I tempi sono stretti. Conte salirà al Colle domani mattina, il giuramento è previsto nel tardo pomeriggio di mercoledì o al più tardi giovedì mattina. Entro la fine della settimana arriverà la fiducia, con la successiva nomina nel giro di pochi giorni del sottosegretario alla presidenza del Consiglio e il completamento della squadra di governo.
I nomi del nuovo esecutivo circolano da ore, i giochi sembrano fatti, anche se fino alla salita al Quirinale di Conte non sono da escludere ripensamenti dell'ultimo minuto. Al momento, partendo proprio dalla fine, per il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio dovrebbe spuntarla Vincenzo Spadafora (M5s) ed avere la delega ai Servizi ma non è ancora del tutto escluso che quel ruolo possa essere riservato all'attuale segretario generale di Palazzo Chigi, Roberto Chieppa.
Per il ministero dell'Economia, il Pd vorrebbe un nome politico e la sua proposta (che nelle ultime ore ha preso decisamente forza) è quella di Roberto Gualtieri, mentre sembrerebbe definitivamente sfumata l'ipotesi di un altro ministro tecnico (si erano fatti i nomi di Salvatore Rossi, ex direttore generale di Bankitalia, e Dario Scannapieco, vicepresidente della Banca Europea degli investimenti, che aveva comunque fatto sapere di voler restare alla Bei, dove è stato riconfermato da poco, e proseguire il suo lavoro sul rilancio degli investimenti in Italia).
Paolo Gentiloni (Pd) potrebbe andare in Europa per la carica di commissario mentre i componenti dell'esecutivo potrebbero essere tutti 'new entry', ad eccezione di Dario Franceschini che potrebbe invece 'tornare' al ministero dei Beni culturali (in mattinata circolava anche l'ipotesi Interni ma al Viminale dovrebbe andare il prefetto Lamorgese). Anche quella di Franceschini alla Cultura sembra una candidatura ormai blindata.
Per la Difesa il favorito è Lorenzo Guerini, per quanto riguarda i renziani potrebbero entrare Ascani o Bellanova (oppure tutti e due). Luigi Di Maio sarebbe invece destinato agli Esteri e verrebbero confermati anche altri esponenti pentastellati che facevano parte dell'esecutivo giallo-verde: Alfonso Bonafede (Giustizia) e Lorenzo Fraccaro (Riforme), mentre all'Ambiente prende consistenza il nome di Rossela Muroni (LeU), già alla guida di Legambiente.
Ancora da sciogliere pure i nodi legati alle Infrastutture (si fa il nome di Patuanelli ma anche della De Micheli) e del Mise (dicastero che viene rivendicato dal Movimento 5 stelle con Buffagni). Per quanto riguarda il Pd Andrea Orlando ha fatto un passo indietro, chiedendo discontinuità nelle scelte. Lo stesso vicesegretario dem insieme a Dario Franceschini è a palazzo Chigi per chiudere la trattativa con il presidente del Consiglio incaricato che è in stretto contatto con il Quirinale, soprattutto per la definizione delle caselle chiave.