La propensione al rischio, finora arma vincente per Matteo Salvini in politica, ha portato il segretario leghista a perdere, 1 a 0 per il Movimento 5 stelle, la prima battaglia della crisi di governo agostana. Il 'gambler' lumbard che in passato si è distinto per mosse ardite - come fu quella di spingere la Lega a votare Anna Maria Bernini, sbloccando l'impasse sulla presidenza del Senato, primo passo dell'accordo con il M5s - stavolta ha dovuto incassare il colpo di Giuseppe Conte e degli alleati 5 stelle.
Seduto al suo fianco, il capo di via Bellerio è apparso molto contrariato e forse anche un po' provato durante il discorso con cui il presidente del Consiglio, in piedi, appoggiando la mano sulla sua spalla a tratti, lo ha rimproverato duramente per "scarsa sensibilità istituzionale e una grave carenza di cultura costituzionale".
La mossa di tenere la porta aperta ai 5 stelle lanciata da Salvini nel suo intervento (approviamo il taglio dei parlamentari e anche la manovra, ha detto agli alleati) non ha prodotto risultati sperati. Così come non ha prodotto risultati, anzi è stata sbeffeggiata dal premier, la decisione di ritirare in extremis la mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Al Senato va in scena l'ultimo atto dello scontro tra il presidente del Consiglio e il leader leghista. Le accuse, le repliche, e l'ultimo messaggio del premier dopo che la Lega ha ritirato la mozione di sfiducia nei suoi confronti: "Non hai il coraggio delle tue scelte? Me le assumo io". E sale al Quirinale - Il film della giornata
Il rischio del logoramento
Conte è salito al Colle e si è dimesso. Prima che lo facesse, Salvini ha 'gridato' all'ammucchiata M5s-Pd, il governo dei 'no' e degli sconfitti. Ha rivendicato la dignità di chi si sente libero, mentre non è libero chi cambia alleati come il guardaroba. Io voglio un governo 'per', non un governo 'contro'. Questo sarà il governo 'Tutti contro Salvini', ha sostenuto. Ma prima o poi si dovrà andare a votare, ha minacciato.
Nella Lega in realtà il timore è che - se mai dalle consultazioni, come appare, dovesse nascere un nuovo governo targato M5s e Pd - possa diventare un esecutivo di lungo respiro. Salvini, che - in via Bellerio ne sono consapevoli - ha tratto tanta forza dallo stare al governo, rischierebbe molto nel caso un eventuale governo M5s-Lega dovesse durare oltre l'anno. Il capo leghista, fortissimo nei sondaggi, rischia il logoramento all'opposizione ed è questa la preoccupazione principale nel partito di via Bellerio.
Le riflessioni interne al Carroccio
Salvini - viene riferito - non si pente della scelta fatta di 'staccare la spina' a un governo che non poteva più andare avanti cosi'. E non c'è grosso malcontento in un partito dove tutta la dirigenza e i ministri stessi chiedevano la rottura da mesi. Certo, Giancarlo Giorgetti aveva suggerito tempi diversi. Ma, nella Lega, in realtà, si credeva che la crisi agostana non desse agli avversari i tempi per organizzarsi.
Il capo della Lega, inoltre, viene riferito, aveva avuto garanzie dal segretario del Pd Nicola Zingaretti che i dem non avrebbero avallato la formazione di un governo con il M5s. "Evidentemente Zingaretti non ha il controllo del partito", è il refrain dei leghisti, delusi ma anche un po' stanchi, alla buvette.
Quanto agli ex alleati di Forza Italia, nella Lega, ci sono molti perplessità. I leghisti sono convinti che una parte di Forza Italia possa andare in 'soccorso' ai 'renziani' e ai 5 stelle per fornire i numeri mancanti in caso di un 'niet' di Zingaretti. Per questo, a fine serata, nella Lega, che andrà da sola alle consultazione e non in coalizione con FI e FdI come nel 2018, si dà un misero 10 per cento all'ipotesi di elezioni anticipate a ottobre.