Tav ultimo atto. Le mozioni per il sì e per il no in Aula

filippo frignani
Tav Torino Lione, i lavori sul fronte italiano 
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  • Il Movimento 5 stelle, che del no all'opera ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia anche durante campagna elettorale per le politiche dello scorso anno, si rivolge al Parlamento (a differenza di tutte le altre che invece 'impegnano' il governo) a cui chiede di adottare atti che determinino lo stop dell'opera e anche "una diversa allocazione delle risorse stanziate" per finanziare infrastrutture "maggiormente utili ed urgenti, sul territorio italiano". Le motivazioni sono espresse nella premessa. Il progetto, secondo il partito di Di Maio, "presenta gravi criticità dal punto di vista della sostenibilità economica, sociale ed ambientale" ed è legato "a modelli di sviluppo superati". Meglio dunque investire in opere più moderne, magari andando incontro alle richieste dei pendolari.
  • Anche la mozione sottoscritta da una parte dei senatori del Misto (e dai pentastellati Elena Fattori e Alberto Airola, che hanno firmato anche quella del gruppo) invoca lo stop e in più propone una soluzione. Il fermo si può realizzare, suggeriscono Loredana de Petris e Paola Nugnes, "bloccando le relative procedure d'appalto anche sostituendo i membri italiani della commissione intergovernativa italo-francese che sovrintende alla procedure tecnico-finanziarie che disciplinano la Tav", e "revocando i membri" del cda di Telt "e nominandone di nuovi".
  • I dem chiedono al governo di fare in modo che la linea sia rapidamente realizzata e rivolgono lo sguardo ai cantieri della Val di Susa, alla situazione economica generale del Paese e alla crisi occupazionale in particolare. Nel documento depositato spronano l'esecutivo a "superare l'attuale blocco di svariate opere e a riprendere finalmente un'adeguata politica di investimenti pubblici in grado di incidere nei prossimi anni sulla crescita dei posti di lavoro e sul tasso di sviluppo infrastrutturale del nostro Paese".
  • Forza Italia, che invoca la "piena attuazione" dell'accordo varato dal Parlamento nel 2017 e impegna il governo a confermare "la valenza strategica" della Tav "in termini economici e occupazionali", critica l'esecutivo (che "lacerato dalle continue contrapposizioni interne, sembra arrivato alla conclusione del suo percorso politico") e auspica "una nuova fase con un'adeguata politica di investimenti infrastrutturali".
  • Fratelli d'Italia mette invece in guardia dal rischio di azioni risarcitorie. L'opera, sostiene FdI, va realizzata "senza ulteriore indugio o ritardo" ma e' anche necessario "scongiurare che l'Italia incorra in inevitabili effetti penalizzanti e dannosi, che deriverebbero sia dall'emergenza di profili di responsabilità contrattuale per inadempimento o ulteriori ritardi esecutivi rispetto agli impegni assunti, che dalla mancata realizzazione di un'opera infrastrutturale strategica per lo sviluppo economico nazionale".
  • Con la sesta e ultima mozione all'ordine del giorno, Emma Bonino, Gregorio De Falco, Vasco Errani, Riccardo Nencini e i senatori del Gruppo per le Autonomie Julia Unterberger e Perferdinando Casini, impegnano il Governo ad attuare le leggi e "gli accordi stipulati dall'Italia in sede internazionale" e lanciano una frecciata al Movimento 5 stelle, quando affermano che il progetto "oggi presenta caratteristiche di piena sostenibilità economica e ambientale e non giustifica forme di opposizione pregiudizialmente ideologiche".
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