Per ora solo sorrisi a favore di camera e dichiarazioni piene di buoni propositi. Non trapela ancora granché dell'incontro a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e la presidente eletta della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha avuto al centro il portafoglio da assegnare all'Italia nell'architettura della nuova Commissione Europea.
Per l'ex componente del governo Merkel, impegnata in un tour diplomatico nelle capitali europee, di sicuro non è stato un incontro come un altro. Sulla carta capo del primo esecutivo "populista" a guidare un Paese fondatore della comunità europea, Conte è di fatto l'uomo grazie al quale Von der Leyen l'ha spuntata a Strasburgo lo scorso 16 luglio. La sua risicata maggioranza è stata ottenuta infatti grazie al contributo determinante degli europarlamentari del Movimento 5 stelle, che la hanno votato su indicazione diretta del premier. Un appoggio che era molto meno scontato di quello fornito da Fidesz di Viktor Orban e dai conservatori polacchi di PiS, che pure rivendicano entrambi il merito di aver portato Von der Leyen sulla poltrona più ambita di Bruxelles.
In questo modo, Roma ha ora sì delle ottime ragioni per poter chiedere all'ex ministro della Difesa teutonico quella vicepresidenza e quel portafoglio economico di peso (magari quello alla Concorrenza) ai quali aspira. Con un muro contro muro le chance di portare a casa tale risultato sarebbero state senza dubbio molto minori.
"Rivendichiamo un portafoglio adeguato. Siamo disponibili a concordare un candidato competente nell'interesse dell'Italia e dell'Europa intera", aveva detto Conte prima dell'incontro, durato oltre un'ora. In mattinata era arrivata una telefonata di Matteo Salvini, che gli aveva proposto una rosa di nomi per il ruolo di commissario. Nomi sui quali, dopo il forfait di Giancarlo Giorgetti, è difficile fare scommesse: si va dal ministro degli Affari Europei, Lorenzo Fontana (ma non si rischierebbe un nuovo 'caso Buttiglione'?) a quello dell'ex ministro dell'Economia Domenico Siniscalco.
La partita interna al governo potrebbe però essere ancora apertissima, come lascia intendere la dichiarazione di Conte, nel quale dice l'Italia disponibile a "proporre e concordare un candidato il piu possibile adeguato per competenza, capacità, disponibilità nell'interesse dell'Italia e dell'Europa". Certo, in virtù dei nuovi equilibri venuti fuori dal voto europeo, che la proposta spetti al Carroccio è inevitabile.
Al termine del faccia a faccia, il presidente del Consiglio parla di "un primo e proficuo incontro". "Crescita, lavoro, mezzogiorno, ambiente, migrazione: temi per un'Europa più vicina ai cittadini", scrive Conte su Twitter, per poi ritwittare il post di Von der Leyen che parla di un'Europa che "ha bisogno dell'Italia e dello spirito di Alcide De Gasperi". Un riferimento, quest'ultimo, piuttosto di circostanza (i due posano di fronte a un busto del grande statista democristiano) ma che si presta a interpretazioni arbitrarie sulle quali potrebbe essere gustoso dilungarsi.
"Ottimo scambio con il premier italiano Giuseppe Conte, su competitività, migrazioni, crescita economica, innovazione e lavoro, specialmente per le regioni che hanno bisogno di sostegno per rimettersi al passo", scrive ancora Von der Leyen. Un indizio che chiarisce come il Mezzogiorno debba essere stato un altro tema importante al centro del colloquio.
"Per noi è importante dare impulso alla crescita, coltivare politiche attive per il lavoro, soprattutto per i nostri giovani", aveva infatti scritto Conte su Facebook prima dell'incontro, "è importante peraltro dosare le politiche per la crescita in modo differente, tenendo conto anche delle aree piu' disagiate. E tra queste sicuramente c'e' il nostro Mezzogiorno. Occorre un rilancio per il Sud e vogliamo il pieno sostegno dell'Europa".