Non un semplice avvertimento, un ultimatum o una sfida ma molto di più. La Lega 'molla' il Movimento 5 stelle sulla Tav. E lo fa con una nota al vetriolo che - nelle intenzioni dei leghisti - ha il senso e il tono del "Vaffa" da grillini della prima ora. "Se per i 5 stelle la Tav è un delitto, uno spreco, un crimine, un regalo a Emmanuel Macron e al partito del cemento, che ci stanno a fare in un governo che la realizzerà?", si chiedono i capigruppo leghisti alla Camera e al Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. "Se vogliono possono dimettersi, nessuno li obbliga", si spingono a dire gli 'ex lumbard', invitando, quindi, coloro tra i pentastellati che non sono d'accordo con l'Alta velocità Torino-Lione, a lasciare il governo.
Il pensiero va subito al ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che non ha firmato la lettera all'Inea inviata dal Mit venerdì scorso. Ma sarebbe solo il primo. La nota dei capigruppo leghisti segue la pubblicazione di un lungo post sul blog delle Stelle in cui si elencano tutti i "perché" del 'no' M5s a una infrastruttura "anti-storica, non conveniente per l'Italia" e che rappresenta "solo un altro favore a Macron".
I 5 stelle hanno depositato venerdì una mozione in Senato che "impegna il Parlamento a bloccare la realizzazione" della Tav e che dovrebbe essere discussa il 7 agosto. Ovvero negli stessi giorni tesi per il voto definitivo a Palazzo madama sul decreto sicurezza bis. Da parte Lega non vi sarebbero grossi timori sui due 'scogli' parlamentari.
Maggioranze variabili
Ma il tema è quello della maggioranza parlamentare che si coagulerà attorno a questi due voti, che molto probabilmente non corrisponderà a quella di governo. Sul decreto sicurezza bis, per esempio, visti i mal di pancia dei pentastellati, la Lega potrebbe dover contare sul 'soccorso' di Fratelli d'Italia e Forza Italia. Partiti, questi ultimi, storicamente favorevoli alla Tav, diversamente dai 5 stelle.
"Sulla Tav per noi non è un avvertimento, è proprio un 'vaffa', perché le cose vanno avanti anche senza di loro", spiegano fonti leghiste. "Se ci stanno, bene. Se non ci stanno perché non si dimettono? Nessun avvertimento, solo una presa d'atto. Noi non mettiamo in discussione il governo, semmai sono loro a farlo. Le cose da fare sono sotto gli occhi di tutti".
Su questo i leghisti non sono disposti a proseguire la discussione, dopo il sì del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Anzi, il segretario Matteo Salvini potrebbe recarsi presto sul cantiere piemontese per sottolineare anche con una presenza fisica la determinazione del partito nel portare a termine l'infrastruttura.