Nel giorno dell’informativa del premier Conte al Senato sul Russiagate, Matteo Salvini si lascia intervistare da Il Sole 24 Ore dopo aver dedicato ben due dirette Facebook ai 50 miliardi di investimenti sbloccati dal Cipe di ieri. Come premessa, in apertura d’intervista per sgombrare il campo dagli equivoci, il vicepremier leghista ammette: “Chiaro che la convenienza della Lega sarebbe di andare a votare domani mattina e di raddoppiare il numero dei parlamentari” però agli attriti e ai motivi o pretesti di crisi “non ci voglio neanche pensare” e che la crisi “mi sembrerebbe demenziale”. Insomma, finestre o no, il voto lo vede lontano.
Soddisfatto dell’informativa di Conte sul Russiagate?
“Conte ha detto quello che già sapevo. So perfettamente perché sono andato in Russia, chi ho incontrato, che non ho mai visto né chiesto soldi”. Il sentirsi accusare in Aula di essere al servizio di Putin “fa ridere” così come la mozione di sfiducia del Pd: “La presunta accusa parla di 3 milionivdi tonnellate di gasolio che è più della quantità di quello che Eni importa in Italia. È chiaro che siamo su Scherzi a parte”. Lui, semmai, “da ministro” ha a cuore anche altro, “e i sì di martedì e di mercoledì sono incoraggianti”.
I sì a cui si riferisce Salvini sono quelli dati alla fattività del Tav Lione-Torino e ai cantieri in generale. Lo dice esplicitamente: “Quando parlavo dei partiti dei no e dei no che bloccano l’Italia pensavo ai No Tav, ai No Pedemontana, ai No Gronda, ai No alle ferrovie al Sud. Nell’arco di 24 ore sono arrivati sì per quasi 60 miliardi”. Ventiquattr'ore “preziose”, dunque. Poi una stoccata agli alleati: “Mi spiace invece per il travaglio dei Cinque Stelle. Amen”.
Tav e altre grandi opere
Paradossalmente, quella che doveva essere una giornata nera per Salvini per via della relazione del presidente del Consiglio al Senato in cui ha detto che Savoini era con lui in Russia, nella lista degli inviti richiesta dal Viminale, il vicepremier la considera invece “una giornata di festa”. E lo è perché “basta guardare la discussione di sei mesi fa sulla Tav e vedere dove si è arrivati.
Lo stesso vale per il Tap in Puglia, la Pedemontana lombarda, il Terzo Valico in Liguria”. Poi chiosa: “Sarei un italiano felice se riuscissimo ora a mettere in sicurezza i 15mila posti di lavoro di Ilva, a rivedere la politica italiana sui rifiuti, dove c’è un altro no folle e irresponsabile ai termovalorizzatori, e i no alla ricerca di energia e di petrolio, in mare o in terra, che ovunque sono una ricchezza e qui vengono vissuti con sospetto”.
Le altre misure
Certo, il pieno di soddisfazione Salvini lo potrebbe fare solo se riuscisse ad aggiungere a questa lista anche “a riforma della giustizia, fatta bene, la riforma fiscale e le autonomie”. Quindi ridetta nuovamente l’agenda delle priorità, in cima alla quale c’è “il taglio delle tasse” argomento cui, dice, “riconvocherò le parti sociali ai primi di agosto, come promesso”, anche se “un tavolo non sostituisce l’altro”, ovvero quello di Palazzo Chigi per intenderci.
La flat tax sarà graduale, chiede il quotidiano confindustriale?
A domanda il vicepremier risponde che “non possiamo fare tutto per tutti subito” e che al momento si sta ragionando su due o tre schemi per le famiglie. Si tratta di un pacchetto “da una decina di miliardi a cui associare altri interventi pro imprese”, come parte del taglio del cuneo, buoni pasto, estensione del regime forfettario, cancellazione di alcune dichiarazioni pleonastiche. “Stiamo lavorando alla pace fiscale 2 da estendere alle imprese e alle società”. Pensando anche all’edilizia, ovvero un “piano casa” per agevolazioni e ristrutturazioni.
E le coperture?
“Ci saranno alcuni tagli di spesa” risponde sicuro Salvini. E a tal proposito ha fatto una richiesta, ovvero che il regime di flat tax “possa essere una scelta”, come lo è quota 100. Quindi “non un obbligo” e che ciascuno si possa fare due conti e “decidere se gli conviene il nuovo regime forfettario, che tende ad assorbire deduzioni e detrazioni, o rimanere al vecchio”. Poi una precisazione d’obbligo che suona come un impegno: “Non stiamo ragionando di cancellare gli 80 euro” di renziana memoria però invisi ai 5Stelle. E sull’intesa autonomie, Matteo Salvini si proclama “ottimista” puntando ad “ottenere altri sì”.