Concessioni autostradali e ferroviarie, sovrintendenze e organici scolastici. Sono i nodi ancora irrisolti del secondo round di trattativa governativa sul dossier autonomia. Dopo l'accordo sull'impianto finanziario raggiuntola scorsa settimana, e limato negli ultimi giorni, non si è chiusa la 'partita' delle competenze: ovvero delle materie concorrenti sulle quali Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna chiedono maggiore autonomia allo Stato.
Nel vertice fiume durato oltre tre ore, a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio non sono riusciti a trovare la 'quadra' tra M5s e Lega. In una riunione molto affollata, in cui erano presenti tutti i ministri competenti, si è quindi deciso di rinviare la discussione a giovedì mattina alle 8:30, prima del Consiglio dei ministri fissato alle 11:30.
"Stiamo facendo dei passi avanti ma c'è ancora molto da fare", ha commentato Di Maio. Neanche sfiorato il nodo più spinoso - quello delle modalità di coinvolgimento del Parlamento nel giudizio delle intese tra Stato e Regioni, che potrebbe portare a un allungamento dei tempi, visto come fumo negli occhi dai leghisti -, la discussione si è arenata ancora su tre temi che coinvolgono altrettanti ministeri.
In primis, le concessioni autostradali e ferroviarie, che fanno capo al dicastero di Danilo Toninelli, sulle quali i 5 stelle non vorrebbero cedere competenze alle Regioni. Così come i pentastellati non avrebbero alcuna intenzione 'traslocare' in Regione le sovrintendenze dei Beni culturali e i piani paesaggistici. Sul tema il ministro leghista agli Affari regionali, Erika Stefani, ha spiegato di essere in attesa di una "riformulazione" da parte del ministro Alberto Bonisoli entro la giornata di giovedì.
Altro nodo è l'assunzione diretta dei docenti cui le Regioni puntano per sopperire alla denunciata carenza di organici e che in sostanza prevede i concorsi regionali. Un punto sempre criticato dal M5s, ritenuto dannoso per le altre Regioni che non hanno fatto richiesta dell'autonomia differenziata, con il rischio - questa la tesi dei pentastellati - di istituire scuole di sere A, serie B e persino C. Prima del vertice dei ministri c'è stata a Palazzo Chigi anche una riunione tecnica proprio su questo punto. Il sottosegretario Salvatore Giuliano ha evidenziato di far riferimento a una sentenza della Consulta redatta nel 2013 da Sergio Mattarella che definisce incostituzionale il principio su una richiesta già espressa in passato dalla Lombardia.
Nodi sempre riguardo all'istruzione sono emersi anche sull'articolo 11 e riguardano il piano di studio, le valutazioni di sistema, l'alternanza scuola lavoro, la formazione degli insegnanti, il contenuto dei programmi, le norme sulla parita' scolastica e l'organizzazione sull'offerta formativa. Al termine del vertice, Stefani è apparsa, però, moderatamente soddisfatta. Sono stati fatti "grandi passi avanti", ha garantito. "Andiamo avanti a oltranza", ha aggiunto, precisando che è "prerogativa" dei presidenti di Camera e Senato decidere le modalità di coinvolgimento del Parlamento. Quest'ultimo deve essere "principe e padre" di questa riforma, ha sostenuto, avvertendo pero' del rischio di "dilazioni e farraginosita'".