Ora non c’è più solo la lite nei 5 Stelle con Di Battista vs. Di Maio. Anche nella Lega si litiga. Con il sottosegretario Giorgetti vs. Borghi sui minibot. “Sono inverosimili, altrimenti li farebbero tutti. C’è ancora chi crede a Borghi?” si rivolge ai cronisti a Losanna, a margine delle prove generali della candidatura Milano-Cortina alle Olimpiadi invernali del 2026.
Ma poi c’è anche la lite tra vicepremier, con Di Maio vs. Salvini, sulla “tassa piatta”, la flat tax. “Ci sono 15 miliardi” a disposizione per fare l’operazione dice il secondo; “Dica dove li trova” replica il primo che se la prende con la Lega che così facendo “destabilizza”. E Il Giornale su carta scatta l’istantanea: “Crepe anche nella Lega”. “Ora i governi sono quattro” tira le somme la Repubblica”, considerate le spaccature nei due partiti di maggioranza, con “Conte in mezzo”.
Per La Stampa lo smarcamento del sottosegretario leghista è un segnale che Giorgetti sta facendo “prove da commissario Ue”. Vestendo i panni del responsabile che manda a dire a Salvini: attento, qui c’è il rischio che salti il banco. Non scherzare con il fuoco, meglio con i conti non si scherza. Il rischio di una infrazione europea sulla manovra è pericoloso. Tutto vero o solo verosimile?
Per la Repubblica Giancarlo Giorgetti “con una battuta smonta un caposaldo del Carroccio, i minibot lanciati da Claudio Borghi, difesi dal ministro dell’Interno e sostenuti inizialmente anche dal sottosegretario alla presidenza con un timido "possono essere una soluzione". Ma adesso c’è molto di più in ballo del gioco con una valuta parallela fatto dalle poltrone di un talk show”.
Ovvero, secondo il quotidiano romano, “il numero due della Lega si carica sulle spalle la politica economica del governo e manda un segnale all’Europa prima della mannaia sulla procedura d’infrazione. Proprio lui che non nasconde di credere poco nei destini dell’esecutivo si preoccupa ora di alzare una trincea contro le sanzioni Ue”.
Una mossa che spiazza tutti, quella di Giorgetti, tanto che il Corriere della Sera scrive: “Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, da settimane alla testa della fazione leghista che preme per sciogliere immediatamente tanto il contratto di governo quanto l’esecutivo stesso, si scaglia contro i mini-Bot, lo strumento che l’ala euroscettica vorrebbe mettere in campo per pagare i debiti della pubblica amministrazione”.
Ma potrebbe essere anche “lo stesso cortocircuito che spesso manda il tilt il cervellone dei Cinquestelle, tornato alle prese con il duello tra Di Maio e Di Battista, stavolta intacca la precisione scientifica della macchina leghista. Quella che sembra la classica boutade di inizio estate si rivela, col passare dei minuti, il possibile innesco di una bomba politica a orologeria”, analizza il quotidiano di via Solferino.
Perché di fatto il dibattito sui minibot, la valuta parallela, che da noi appare quasi un divertissement, “nelle Cancellerie europee viene visto come il primo passo dell’Italexit e di un’uscita dalla moneta unica. Cioè una rivoluzione. La doppia moneta cambierebbe il quadro della presenza italiana nell’Unione, sebbene limitato al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione con le aziende. Sarebbe un primo passo” analizza il quotidiano diretto da Carlo Verdelli.
I tutto questo lo scaricato Borghi sdrammatizza: “Giorgetti è lì che aspetta una cosa importante come le Olimpiadi e gli rompono le scatole con i mini-Bot. È ovvio che poi uno sbotta” dice al Corriere in una mini-intervista.
Però tutto sembra avvitarsi. Di Maio sembra vedere complotti ovunque e tentativi di destabilizzazione da ogni parte. Da parte della Lega nei confronti del governo, da parte di Di Battista dentro i 5 Stelle e, dunque, di riflesso, anche verso il governo, tanto che la Repubblica chiosa: “Il tutto accade in un clima di sospetti, con i centri di decisione che si moltiplicano: due linee nel Movimento 5 stelle (Di Maio e Di Battista), due nella Lega (Salvini e Giorgetti) e Giuseppe Conte che vede sfarinarsi il quadro al di là delle intenzioni dei leader”.
E mentre il Movimento assiste annichilito all’addio della senatrice ortodossa Paola Nugnes, il Corriere fa un focus e insieme una mappa su “L’ora dei veleni nei 5 Stelle”, sottolineando che il suo strappo polemico nei confronti del leader Di Maio “rischia di aprire una falla, se è vero quel che sostiene un ex come Gregorio De Falco: ‘I parlamentari sofferenti sono tanti e aumenteranno sempre di più’”.
Tanto che Il Giornale annota: “Nugnes lascia e attacca. Ora al Senato maggioranza appesa a 3 voti”.