La partita sulle nomine Ue è lunga: difficile che si chiuda tra stasera e domani, e a Bruxelles potrebbe essere necessario un altro vertice straordinario. Ma la giornata di giovedì al Consiglio europeo è fondamentale per delineare chi guiderà le istituzioni. In ballo non c'è solo la scelta del presidente della Commissione e del presidente del Consiglio, sullo sfondo si discute pure del dopo Mario Draghi.
Tra il vertice e le riunioni tra le famiglie europee di Verdi, Liberali, Ppe e Pse alle quali il premier Giuseppe Conte non partecipa essendo espressione di un governo giallo-verde, le cui forze sono maggioranza in Italia ma non in Europa. Anche per questo motivo la missione del capo dell'Esecutivo, si riflette a palazzo Chigi, non sarà certamente facile. Rispetto ai giorni scorsi si respira però un maggior ottimismo sulla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo: "ce la faremo", affermano fiduciosi fonti di governo.
Giuseppe Conte, si ammette, si gioca tutto. Vuole evitare in ogni modo che il Paese possa subire sanzioni, che possa finire nell'occhio del ciclone, al di là dell'andamento dello spread che comunque - si rimarca - è positivo. L'agenda del premier tra giugno e luglio è fittissima. A fine giugno sarà ad Osaka per il G20. Tanti i dossier sul tavolo, a partire da quello sul clima. Conte ha già in programma - secondo quanto si apprende - un bilaterale con il presidente americano Donald Trump, con il premier indiano Narendra Modi e con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi.
Ad inizio luglio poi, su invito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà in Italia il presidente russo Putin che dovrebbe incontrare anche il Papa Francesco e partecipare ad un forum, con le delegazioni russa e italiana, al quale saranno presenti entrambi i vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Ecco, prima di concentrarsi sui rapporti con Usa e Russia, è necessario cercare di sminare il campo sui conti pubblici. Da qui la mediazione portata avanti con l'Europa, con l'operazione sull'assestamento al bilancio che verrà chiusa nel Cdm di mercoledì prossimo. Sul tavolo i due miliardi congelati nella legge di bilancio e tre derivanti dai risparmi su reddito di cittadinanza e quota cento.
In tutto quindi - spiegano fonti governative - si tratta di un tesoretto di 5 miliardi. Un'arma utile per scongiurare la procedura. Al momento a palazzo Chigi l'attenzione è legata ai conti del 2019, poi dopo l'assestamento al bilancio, si stringerà sulla manovra d'autunno per il 2020. L'obiettivo è quello di accelerare l'interlocuzione con l'Europa sulla procedura di infrazione anche se la partita è strettamente legata alla partita delle nomine.
Roma si rivolge ai prossimi vertici europei nel chiedere di ridiscutere le regole, punta a sostenere quel candidato che manifesterà l'intenzione di rivedere i parametri. Ma non è detto che l'operazione possa andare in porto e anche sul futuro della Bce - l'Italia non punta le sue fiches su un rigorista - difficilmente potrà avere ora delle rassicurazioni.
"Il deficit è al 2,1%, non al 2,5%", ha detto Conte arrivando a Bruxelles dove ha avuto subito un colloquio con Angela Merkel. Colloquio che segue quello avuto con il presidente francese Emmanuel Macron a Malta dove il presidente del Consiglio ha chiesto ai paesi del Sud Europa di essere compatti nel difendere le proprie posizioni. In ogni caso l'obiettivo di Conte è quello di tessere una tela affinché l'Italia possa avere voce in capitolo. Nessun veto, ma "l'Italia appoggerà chi mira a ridiscutere le regole", il concetto che il premier ha portato a Bruxelles. Con l'appoggio - viene sottolineato - di M5s e Lega.