La convenzione con Radio Radicale sarà prolungata di tre anni per il completamento della digitalizzazione e la messa in sicurezza dell'archivio, mentre il Parlamento - "in tempi brevi" - varerà una legge per trovare una soluzione definitiva al problema delle gare per i servizi radiofonici istituzionali. Il Senato ha approvato la mozione presentata dalla Lega e dal Movimento 5 stelle - e modificata su richiesta del governo - in favore dell'emittente radiofonica.
Forza Italia, Fratelli d'Italia e Liberi e Uguali si sono astenuti, mentre il Partito democratico ha votato contro e ha puntato il dito contro il governo che a parere del capogruppo a Palazzo Madama, Andrea Marcucci, "odia la liberta' di informazione perché è abituato a raccogliere il consenso con le fake news".
Un'accusa che Vito Crimi, sottosegretario all'editoria, ha respinto decisamente intervenendo in Aula già prima della votazione. "Non è possibile ad oggi procedere con un rinnovo della convenzione in assenza di una legge. L'impegno è che si farà nel più breve tempo possibile", ha premesso l'esponente del governo che ha poi ricordato che per quest'anno Radio Radicale ha ricevuto dallo Stato "9 milioni di euro a fronte dei 12 percepiti negli anni precedenti".
"Quindi non accetto l'accusa che quest'anno si sta affamando, fino alla chiusura, l'emittente. Il servizio pubblico garantito da Radio Radicale con la convenzione è esclusivamente limitato alla trasmissione delle sedute parlamentari, tutto il resto - ha scandito - è altro. Quello è l'oggetto della convenzione che in 25 anni governanti di destra e sinistra non hanno mai cambiato. Se c'erano delle soluzioni, si potevano prendere prima. Noi ci prendiamo il tempo per trovare le soluzioni nel più breve tempo possibile". Per Crimi, inoltre, "questo governo ha apportato un cambiamento, uno choc al sistema per poterlo poi regolamentare bene".
Sulla stessa linea si pone anche la Lega che con Tiziana Nisini in dichiarazione di voto ha affermato che la mozione approvata "va incontro anche alle esigenze e alle richieste di Radio Radicale, che ha chiesto più volte, con i suoi editori, che venisse indetto un bando di gara. Questo governo - ha aggiunto - vuole anche salvare gli archivi attraverso una convenzione ad hoc".
Meno fiduciosa Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto. Liberi e uguali non ha votato la mozione, ha spiegato, perché "si registra comunque un pur modesto passo avanti per evitare la chiusura dell'emittente. Ora si devono puntellare e allargare quelle pur piccole aperture, tanto più che alla Camera l'emendamento al decreto legge Crescita potrebbe segnare un ulteriore passo avanti". Votare contro, ha sottolineato, "sarebbe stato controproducente e dannoso".
Guarda all'emendamento che sarà discusso a Montecitorio anche Isabella Rauti di Fratelli d'Italia che in Aula ha notato "la divisione tra le due anime della maggioranza. È evidente che una parte di essa non ha mai pensato di salvare Radio Radicale e di concedere una proroga. Mentre un'altra ha tentato una mediazione".
Dubbi li ha espressi anche Forza Italia. Giuseppe Moles ha messo in guardia la maggioranza e il governo: "Se si prevede solo un contributo per la digitalizzazione dell'archivio, questo non è salvarlo, ma espropriarlo; salvare un archivio presuppone necessariamente che continui a essere alimentato con le registrazioni di tutti i nuovi eventi. La storia non si ferma al giugno 2019".