All'apice delle tensioni nel governo, Giuseppe Conte convoca la stampa a Palazzo Chigi per lanciare un messaggio ai due azionisti di maggioranza: se si vuole andare avanti, basta con le polemiche sui social e per mezzo delle veline alla stampa, altrimenti il presidente del Consiglio è pronto a rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica.
Nel Salone dei Galeoni di Palazzo Chigi, davanti a più di 120 giornalisti e operatori accreditati, Conte precisa subito che il suo unico "faro" rimane il giuramento sulla Costituzione pronunciato in occasione del suo insediamento a Palazzo Chigi. Un modo per rimarcare il suo ruolo terzo rispetto a Lega e Movimento 5 Stelle. Tornerà, poi, sull'argomento rispondendo alle domande dei cronisti: "Ho dato la mia disponibilità perché ritenevo fosse un Movimento che chiedeva il cambiamento, un movimento sano: io non mi sono mai iscritto al Movimento 5 stelle, sono a posto con la mia coscienza".
Una risposta indiretta alla Lega che, anche di recente, ha fatto sapere attraverso il sottosegretario Giorgetti di non sentirsi più tutelata dalla figura del premier. Di qui il richiamo di Conte perché "si recuperi lo spirito di coesione e condivisione" che ha caratterizzato l'azione del governo nel primo anno. Spirito smarrito con le elezioni europee, come ammette lo stesso premier, quando è subentrato un clima di "esaltazione" da una parte e "delusione" dall'altra. Da qui i continui botta e risposta a mezzo twitter e veline. Conte condanna tanto i contenuti delle polemiche quanto i veicoli scelti per alimentarle.
I destinatari dei rimproveri di Conte
I destinatari dei suoi "rimproveri" sono sempre Matteo Salvini e Luigi Di Maio ai quali viene chiesta "leale collaborazione". Ovvero: "Ciascun ministro si concentri sul proprio lavoro senza prevaricare. Leale collaborazione significa che se si hanno questioni politiche da sollevare non si lanciano segnali ambigui sui giornali, ma se ne parla innanzitutto con il presidente del Consiglio. Chiedo dunque a entrambe le forze politiche, di operare una chiara scelta e di dirmi, dirci se hanno intenzione di osservare ancora il contratto di governo ovvero se preferiscono riconsiderare questa decisione".
In questo secondo caso, "non mi presterò in nessun modo a vivacchiare a galleggiare. Se non vi fosse una chiara presa di responsabilità" delle forze politiche e "se i comportamenti non saranno trasparenti rimetterò il mandato nelle mani del presidente della Repubblica", avverte il presidente del Consiglio. Il cammino del governo, per Conte, è ancora lungo e pieno di impegni. La manovra, prima di tutto. Una manovra che si preannuncia complessa, dice, "basata su una incisiva spending review e su tax expenditure, avendo cura di non aumentare l'Iva".
La Fase 2
Ma il governo è anche impegnato nella cosiddetta Fase 2, che si incardina sulle riforme: "Contratti pubblici, codice civile, sostegno alle disabilità con l'ambizione di realizzare una azione semplificatrice del quadro legislativo. Vogliamo una giustizia sempre più rapida, più vicina ai cittadini", scandisce il premier che poi rassicura la Lega su uno dei provvedimenti che stanno più a cuore al partito di via Bellerio: "Il nostro cantiere riformatore è aperto e stiamo lavorando per attuare l'autonomia differenziata e io stesso intendo dare massimo impulso al lavoro in corso, per trasferire competenze alle regioni avendo cura di evitare che il legittimo processo riformatore aggravi il divario tra Nord e Sud".
Ma se da una parte rassicura l'anima leghista dell'esecutivo, dall'altra Conte fa appello al contratto di governo per ribadire la sua contrarietà alla realizzazione della Tav. Qui, il contratto prevedeva un percorso che passasse per l'analisi costi benefici. Quell'analisi c'è stata ed ha bocciato il progetto. Ora, il premier attende l'esito dell'interlocuzione con Francia e Unione Europea al termine del quale si tireranno le somme: "Se dovessi deciderla oggi, non la farei: non la trovo conveniente. O riesco a trovare un'intesa con Francia e commissione oppure il percorso è bell'è segnato".
Le risposte di Salvini e Di Maio
Matteo Salvini, nel frattempo, risponde all'appello assicurando che il suo partito continua a lavorare, ma rivendicando i 9 milioni di voti che gli italiani hanno dato a quella che chiama "l'Italia del Si'": "Noi non abbiamo mai smesso di lavorare, evitando di rispondere a polemiche e anche insulti, e gli Italiani ce lo hanno riconosciuto con 9 milioni di voti domenica. Proprio oggi ad esempio ho inaugurato col governatore Zaia il primo tratto della Pedemontana Veneta, opera fondamentale attesa da quasi trent'anni. L'Italia dei Sì è la strada giusta. Flat Tax e taglio delle tasse, riforma della giustizia, Decreto Sicurezza Bis, autonomia regionale, rilancio degli investimenti, revisione dei vincoli europei e superamento dell'austerità e della precarietà, apertura di tutti i cantieri fermi: noi siamo pronti, vogliamo andare avanti e non abbiamo tempo da perdere, la Lega c'è", conclude Salvini.
"Allora possiamo vederci", commenta il premier quando una cronista gli riferisce le parole di Salvini con un sintetico "la Lega ha detto di voler continuare a lavorare". A confermare che le parole di Salvini non rappresentano la certificazione del ritorno allo "spirito del primo anno", sono le dichiarazioni del ministro sulle regole europee. Se Conte precisa di rispettare senza temere le regole europee, Salvini risponde, ancora, rimandando al voto del 26 maggio: "Gli italiani hanno parlato".
Luigi Di Maio apre a Conte chiedendo contemporaneamente un vertice di governo già nella giornata di domani. L'ordine del giorno, per il capo politico del M5s, è composto "dalla revisione dei vincoli europei per abbassare finalmente le tasse agli italiani anche con la Flat Tax; il salario minimo orario per i lavoratori italiani; il provvedimento sugli aiuti alle famiglie che fanno figli". Questo, a condizione però che finiscano "gli attacchi ai ministri del Movimento".