Le elezioni europee hanno messo in fibrillazione la maggioranza di governo, per il ribaltamento dei rapporti di forza tra Lega e M5s, più di qualcuno parla di crisi di governo, anche solo per escluderla. Al momento infatti i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio assicurano di voler proseguire con l'esperienza del governo Conte. Ma se ci fosse una crisi e non si riuscisse a trovare una maggioranza alternativa (cosa che appare quasi impossibile), sarebbe inevitabile sciogliere le Camere e andare a elezioni anticipate.
Con l'estate alle porte, però, calendario, costituzione e leggi elettorali alla mano, non tutte le date sono possibili. Ecco dunque le diverse finestre elettorali possibili, con alcune controindicazioni per alcune date. Innanzitutto si deve sapere quali sono le norme che regolamentano la indizione delle elezioni.
Lo scioglimento delle camere
Le Camere vengono sciolte da un decreto del Presidente della Repubblica, che poi firma il decreto con cui il presidente del Consiglio indice le elezioni in un arco di tempo compreso tra i 45 e i 70 giorni dallo scioglimento delle Camere (come previsto dal combinato disposto dell'articolo 61 della Costituzione e del Testo unico 5 febbraio 1948).
La legge per il voto degli italiani all'estero prevede però che si dia comunicazione dello svolgimento delle elezioni con 60 giorni di anticipo e solo un decreto potrebbe modificare questa legge. Dunque il voto si può tenere tra 60 e 70 giorni dopo lo scioglimento del Parlamento.
I tempi, e le tre ipotesi possibili in caso di crisi
Dalla data del voto devono passare non più di 20 giorni per la convocazione della prima seduta delle Camere durante la quale si avvia l'iter per l'elezione dei due presidenti, passaggio indispensabile per poter convocare le consultazioni da parte del presidente della Repubblica e formare quindi il nuovo governo.
Prima della pausa estiva: Se la situazione precipitasse in pochi giorni, già ai primi di giugno si dovrebbero convocare le consultazioni per verificare se esiste una maggioranza alternativa, se si procedesse a sciogliere le Camere entro metà giugno, si potrebbe votare il 18 o il 25 agosto.
Nulla lo vieta, ma non è mai successo nella storia della Repubblica. Inoltre, se si dovesse andare a elezioni, l'Italia manderebbe un premier di un governo dimissionario alle trattative sulla scelta dei prossimi vertici dell'Unione europea. L'aspetto 'positivo' sarebbe che già ai primi di settembre ci potrebbe essere un governo in carica per varare la legge di Bilancio 2020.
Dopo la pausa estiva: Se una eventuale crisi di governo si verificasse dalla fine di giugno in poi, una volta svolte le consultazioni e sciolte le Camere, si voterebbe invece dopo l'estate. Per votare il 1 settembre si dovrebbero sciogliere le Camere tra il 24 e il 29 giugno, per votare l'8 settembre si dovrebbero sciogliere le Camere nella prima settimana di luglio, per votare il 15 di settembre lo scioglimento dovrebbe avvenire nella seconda settimana di luglio.
E ancora, per votare il 22 settembre il decreto di scioglimento dovrebbe essere firmato la terza settimana di luglio e per votare il 29 settembre si dovrebbero sciogliere le Camere entro il 31 luglio. Se le elezioni avvenissero entro il 22 settembre, ci sarebbe tempo, seppure in modo assai rapido, di insediare il nuovo governo (sempre che dalle urne esca un risultato chiaro) in grado di varare la manovra 2020 entro le date previste del 15 e 20 ottobre (entro cui va presentata a Bruxelle e alle Camere). Altrimenti si dovrebbe chiedere uno slittamento del termine.
Va detto che a ottobre la Commissione sarà ancora quella uscente e che si potrebbe inviare una manovra di massima, da modificare nelle settimane successive, ma si dovrebbero mettere in conto i giudizi dei mercati su una tale scelta.
Nell'inverno 2020: Se il governo Conte superasse l'attuale momento di frizione tra Lega e M5s e procedesse con la sua attività nei prossimi mesi, si supererebbe l'estate. Se poi una crisi avvenisse in autunno, solitamente per senso di responsabilità si evita di votare durante la sessione di Bilancio, cioè finché la manovra non viene approvata dalle Camere e questo avviene entro il 31 dicembre. Molti considerano dunque che la finestra successiva per votare sia nei primi mesi del 2020. Nel 2018, ad esempio, per votare il 4 marzo, le Camere furono sciolte il 28 dicembre.